Andrea Scarpa su Libero del 13/01/02 a pagina 21., 13 gennaio 2002
Amanda Lear, nata nel ’41 o nel ’46, a Hong Kong o a Saigon, da padre francese o indonesiano, da madre inglese o russa («Nessuno ha saputo mai realmente chi fossi e da dove venissi»), un passato in Svizzera, Inghilterra e Francia come spogliarellista (soprannome "Peki d’Oslo"), nel 1963 in sala operatoria per cambiare sesso (il vero nome sarebbe Alain Tapp), sostenuta economicamente dal suo compagno Salvador Dalì (che pagò di persona il conto dell’intervento al dottor Bourou, nella clinica di Casablanca )
Amanda Lear, nata nel ’41 o nel ’46, a Hong Kong o a Saigon, da padre francese o indonesiano, da madre inglese o russa («Nessuno ha saputo mai realmente chi fossi e da dove venissi»), un passato in Svizzera, Inghilterra e Francia come spogliarellista (soprannome "Peki d’Oslo"), nel 1963 in sala operatoria per cambiare sesso (il vero nome sarebbe Alain Tapp), sostenuta economicamente dal suo compagno Salvador Dalì (che pagò di persona il conto dell’intervento al dottor Bourou, nella clinica di Casablanca ). Rimpiange gli anni Ottanta («Mi era permesso tutto, anche scendere le scale vestita come una diva d’altri tempi e con venti boys pronti ad aspettarmi»), ha terminato da poco le riprese del film di Almodòvar "La Sfida", in Francia. Tempo fa avrebbe dovuto incidere il remake del singolo "Parole parole parole" duettando con Rocco Siffredi, ma l’agente di lui lo ha impedito («Si sarebbe rovinato l’immagine, mi disse. Come se uno come lui avesse un’immagine da difendere! Eppure diceva che da piccolo io ero il suo idolo, che si toccava pensando a me»). Dice di amare gli omosessuali («Sono fedelissimi, mi seguiranno per tutta la vita») e sogna di condurre un nuovo show in Italia («Certo, se la Carrà si ritirasse...»).