Alessandra Farkas sul Corriere della Sera del 12/01/02 a pagina 31., 12 gennaio 2002
Sdegno degli ebrei di New York per via di una mostra d’arte contemporanea ispirata all’Olocausto (titolo: "Mirroring Evil: Nazi Imagery") dove si vede un campo di concentramento in miniatura costruito col Lego, un set di lattine di gas velenoso griffate Chanel, Tiffany, Hermes, le foto degli scheletrici prigionieri liberati dalle baracche di Buchenwald sovrapposte all’istantantanea di un paffuto signore con la lattina della "Diet" Cola in mano
Sdegno degli ebrei di New York per via di una mostra d’arte contemporanea ispirata all’Olocausto (titolo: "Mirroring Evil: Nazi Imagery") dove si vede un campo di concentramento in miniatura costruito col Lego, un set di lattine di gas velenoso griffate Chanel, Tiffany, Hermes, le foto degli scheletrici prigionieri liberati dalle baracche di Buchenwald sovrapposte all’istantantanea di un paffuto signore con la lattina della "Diet" Cola in mano. Altre opere: sculture realistiche del dottor Joseph Mengele, l’"angelo della morte", l’autoritratto di una fotografa "nuda tra i nazisti", eccetera. Secondo il rabbino Abraham Cooper è scandaloso che la mostra si svolga proprio al Museo Ebraico di New York e che quattro dei tredici artisti esposti abbiano origini ebraiche, altri detrattori della mostra l’ hanno paragonata a "Sensation", l’installazione del Brooklin Museum il cui pezzo forte era una Madonna decorata da sterco d’elefante. Replica di Norman Kleebatt, curatore della mostra, nipote di un ebreo morto nel lager: «Queste opere coinvolgono lo spettatore in prima persona, provocandolo. La scatola del Lego non vuol ridurre Auschwitz a un gioco, come accusa qualcuno. Al contrario, dimostra come oggetti innocenti possano essere pervetiti e trasformati in strumenti di distruzione».