Lev Nikolaevic Tolstoj, "I cosacchi", Newton, 16 gennaio 2002
Olènin, giovane e aristocratico moscovita, abbandona la vita viziosa della città e parte, come militare, per il Caucaso
Olènin, giovane e aristocratico moscovita, abbandona la vita viziosa della città e parte, come militare, per il Caucaso. La Frontiera, tra la steppa e le montagne dei ceceni, dove risiede, a guardia del confine, il popolo dei cosacchi. La natura e l’indole selvaggia di quest’ultimi, la bellezza delle loro donne, sono una specie di prova d’iniziazione alla vita. Lev Nikolaevic Tolstoj nasce il 28 agosto 1828 nella tenuta di Jasnaja Poljana, 200 chilometri a sud di Mosca, da famiglia di antica nobiltà russa. Sia la madre sia il padre muoiono quando è bambino. Cresce sotto la tutela di alcune zie, tra Mosca, Pietroburgo e Kazan’. Tenta senza successo alcuni corsi universitari (filosofia, lingue orientali, giurisprudenza). Intorno ai vent’anni se la spassa. Poi parte, come granatiere, col fratello Nikolaj per il Caucaso. Quindi partecipa a qualche scontro della guerra di Crimea. Nel 1857 ottiene il congedo e viaggia per l’Europa. Nel 1862 sposa Sofija Bers dalla quale avrà tredici figli. Negli anni ’60 e ’70 lavora ai due suoi più celebri romanzi, Guerra e pace, Anna Karenina. Matura una crisi spirituale che lo porta alla scomunica come eretico. Devolve i proventi di Resurrezione ai seguaci di alcune sette perseguitate. Il 28 ottobre 1910, all’età di 82 anni, fugge di casa nello stile dei vecchi pellegrini, muore il sette novembre in una sperduta stazione, Astapovo.