Maurizio Stefanini, La Macchina del Tempo, n. 11 - novembre 2001 pag. 17-28, 16 gennaio 2002
finita l’era dei grattacieli? Siamo tutti ancora sotto l’impressione dell’assalto kamikaze alle Twin Towers e avremmo dunque voglia di dire: sì, è finita
finita l’era dei grattacieli? Siamo tutti ancora sotto l’impressione dell’assalto kamikaze alle Twin Towers e avremmo dunque voglia di dire: sì, è finita. Eppure, eppure...L’attentato di New York è arrivato nel momento in cui il grattacielo sembrava la soluzione perfetta a due questioni planetarie. Prima questione: siamo più di sette miliardi e tendiamo a concentrarci nelle città. Un fenomeno che si chiama ”urbanesimo” (dal latino urbs): lasciare la campagna per andare a vivere in una metropoli. Nel 2005, per la prima volta nella storia del pianeta, ci saranno più abitanti nei centri urbani che nelle campagne. Perciò svilupparsi verso il cielo sembra (o sembrava prima dell’11 settembre) quasi una soluzione obbligata. Seconda questione: svilupparsi in orizzontale, con i soliti palazzi, palazzine o villette, costa moltissimo in termini di trasporto e ancora di più in termini di energia, come si è visto anche di recente in California. Il grattacielo fa viaggiare interi popoli in ascensore e fornisce senza problemi luce, riscaldamento e aria condizionata. Questo sembra indiscutibile e, fino alle Twin Towers, risultava privo di obiezioni. Certo ci sono gli ostacoli tecnologici. Per quanto ci si può sviluppare in altezza? Ottocento metri? Mille metri? E che cosa significa, alla fine, costruire edifici di proporzioni simili, capaci di ospitare cento-duecentomila persone?