Maurizio Stefanini, La Macchina del Tempo, n. 11 - novembre 2001 pag. 17-28, 16 gennaio 2002
Curiosamente, come tra la progettazione e l’inaugurazione dell’Empire c’era stata di mezzo la grande crisi del ’29, anche tra la partenza e l’arrivo dell’operazione Twin Towers venne una grande crisi
Curiosamente, come tra la progettazione e l’inaugurazione dell’Empire c’era stata di mezzo la grande crisi del ’29, anche tra la partenza e l’arrivo dell’operazione Twin Towers venne una grande crisi. E fu quella determinata dall’aumento dei prezzi del petrolio dopo la Guerra del Kippur. Come l’Empire, anche le Twin Towers decisero di far fronte al problema degli appartamenti sfitti con i biglietti d’ingresso per turisti, (80.000 al giorno: l’ascensore li portava in 58 secondi al 107esimo piano sud dove c’era la mostra del commercio o al 107simo piano nord dove c’era il ristorante Windows on the World, ”Finestre sul Mondo”, oppure, con qualche secondo in più, al centodecimo, la spettacolare piattaforma panoramica all’aperto, da evitare però nei giorni di vento...). Il piccolo Guinness del doppio edificio che non è più ci ricorda anche che erano 50.000 le persone quotidianamente al lavoro nelle sue viscere, impiegate in oltre 500 società, tra organizzazioni internazionali, banche, agenzie assicurative, ditte immobiliari, imprese di spedizioni, istituti scientifici. E nel piano sotterraneo, quello colpito nel 1993 da un altro attentato, c’erano una stazione della metropolitana e una galleria commerciale con 70 negozi. Ben 100 erano gli ascensori al servizio di questa intera città in doppia verticale, illuminata da 43.000 finestre. Il progetto degli architetti Minoru Yamasaki ed Emory Roth aveva richiesto oltre 180.000 tonnellate di acciaio e 4.800 chilometri di cavi elettrici. All’incrocio tra Church Vesey, West e Liberty Street il complesso era innalzato su una duplice pianta quadrata di 63 metri di lato, con fondamenta che penetravano per 21 metri di profondità nella roccia di lavagna.