Maurizio Stefanini, La Macchina del Tempo, n. 11 - novembre 2001 pag. 17-28, 16 gennaio 2002
Memore di un incidente capitato all’Empire nel 1945 (per un errore di rotta provocato dalla nebbia un bombardiere Mitchell B-25 era andato a schiantarsi sul 79simo piano, provocando 14 morti) l’architetto Yamasaki aveva studiato la struttura delle Twin Towers in modo da farle sopravvivere «all’impatto di un jet»
Memore di un incidente capitato all’Empire nel 1945 (per un errore di rotta provocato dalla nebbia un bombardiere Mitchell B-25 era andato a schiantarsi sul 79simo piano, provocando 14 morti) l’architetto Yamasaki aveva studiato la struttura delle Twin Towers in modo da farle sopravvivere «all’impatto di un jet». Per la precisione, di quello che all’epoca era il più grande aereo esistente: il 707 Intercontinental. Il 26 febbraio 1993 quella struttura anti-aerea si rivelò, imprevedibilmente, anche estremamente efficace contro gli incendi. Quella volta, i terroristi tentarono di far saltare le colonne di sostegno lungo un muro perimetrale della Torre 2, per farla cadere sull’altra e distruggerle entrambe. E effettivamente l’esplosione, oltre a uccidere sei persone e a ferirne oltre un migliaio, riuscì a causare danni per diversi milioni di dollari. Ma le torri si comportarono come grosse ciminiere, risucchiando l’aria mossa alla base delle torri dalle esplosioni e spingendola verso la cima, per espellerla. Nei 110 piani oltre 50.000 persone rimasero intrappolate nell’oscurità assoluta, mentre i sistemi di emergenza entravano in tilt, il fumo invadeva tutto e la mancanza d’aria spingeva molti a rompere i vetri delle finestre. Ma lo scheletro d’acciaio riuscì ad assorbire la forza distruttiva della bomba, distribuendone l’onda d’urto lungo l’intera colonna. E le colonne di cemento rinforzato, costruite per assicurare rigidità alla torre, fecero da sfiatatoi per il fuoco e il fumo, fino a quando i pompieri non riuscirono a farlo uscire spaccando le vetrate dei vetri inferiori e tagliando le prese d’aria sul tetto della torre. Qui ci sarebbe da fare un discorso sulla comunicazione di massa: la stampa si dimenticò subito dell’attentato (che preparava quello di adesso) perché era in corso l’affare O.J. Simpson, molto più spettacolare e attraente per l’opinione pubblica.