Alessandro Trocino sul Corriere della Sera dellí1/4/2001., 17 gennaio 2002
«Garry Kasparov una volta le definì ”cagne ben addestrate”. Papà Laszlo non se la prese. Probabilmente sorrise
«Garry Kasparov una volta le definì ”cagne ben addestrate”. Papà Laszlo non se la prese. Probabilmente sorrise. Perché in fondo le aveva addestrate lui e la frase irriverente del grande campione russo non era che la conferma della riuscita dell’’esperimento Polgar’. Che funziona così: metti al mondo tre bambine - Zsuzsa, Zsofi e Judit - e poi, a partire dai quattro anni, le sistemi davanti a una scacchiera. Cominci con un approccio ’morbido’, due ore al giorno e sali progressivamente fino a dieci. Quando le bambine sono ben rodate, le ritiri dalla scuola, le iscrivi ai tornei dei maschi e lasci il tuo lavoro di insegnante per poterle seguire in giro per il mondo. Risultato: tre prodigi. L’ultimo, Judit, è ormai diventata una celebrità ed è il terrore di ogni scacchista maschio. Con il suo sorriso timido ha stracciato campioni leggendari come Bobby Fischer, Anatoly Karpov e Boris Spassky. Dolce ma implacabile Judit. Capace di amabili sorrisi e mosse fulminanti. Una che passa minuti a osservare il profilo merlato di una torre. E poi annuncia placidamente, parlando dell’avversario: "Pochi minuti e lo uccido". Implacabile e sarcastica, Judit. Come la sorella Zsuzsa, 32 anni, insegnante di scacchi a New York, che ricorda: "Non sono mai riuscita a battere un uomo sano. Avevano sempre qualcosa, dopo: emicrania, mal di pancia..."».