Giovanni Berlinguer, "Le mie pulci", Editori Riuniti, 1988, 21 gennaio 2002
Intanto l’istituto aveva pubblicato una splendida monografia sulle zecche italiane, che stimolò la mia volontà imitativa
Intanto l’istituto aveva pubblicato una splendida monografia sulle zecche italiane, che stimolò la mia volontà imitativa. L’autore era un simpaticissimo collega, Oleg Starkoff, che oltre alla passione per le zecche ne aveva altre: la politica, il vino, le canzoni russe. Quando le ultime due passioni si coniugavano, la sua splendida voce di basso allietava sonoramente le nostre serate. Nella politica aveva seguito un insolito percorso: era giunto in Italia da ragazzo, con il padre scienziato emigrato dalla Russia perché sdegnato dalla rivoluzione bolscevica; e in Italia era diventato comunista. Fu Oleg il primo a suggerirmi: perché non studi le pulci? Fui folgorato da questa idea, ma non sapevo davvero da dove cominciare. Quando lo seppe, Enrico si dichiarò fraternamente disposto a mettermi a disposizione le pulci del suo cane, un affettuoso pastore tedesco che aveva chiamato Drug (amico, in russo); ma gli dissi subito, avendo già quel minimo di conoscenze che serviva a far lezione agli studenti, che la pulce Ctenocephalides canis non presentava alcun interesse scientifico. E poi, risultò pure che Drug era pulitissimo. Decisi allora di seguire il cammino obbligato di ogni ricerca: partire dalla bibliografia.