Giovanni Berlinguer, "Le mie pulci", Editori Riuniti, 1988, 21 gennaio 2002
Mi affacciai quindi alle prime citazioni, e seppi subito che Aristotele aveva scritto sull’argomento molte inesattezze, che come tutte le sciocchezze dei Grandi durano a lungo nel tempo
Mi affacciai quindi alle prime citazioni, e seppi subito che Aristotele aveva scritto sull’argomento molte inesattezze, che come tutte le sciocchezze dei Grandi durano a lungo nel tempo. Aveva infatti sostenuto che le pulci sono il prodotto della putrefazione di corpi più piccoli: per esempio, dove c’è polvere di sterco, là tu trovi le pulci. In altre parole, la tesi della generazione spontanea dalla sporcizia delle tane e delle case. Si dovette aspettare l’invenzione del microscopio, perché il suo stesso inventore Leeuwenhoek lo puntasse verso questi insetti e dimostrasse (sfidando l’ironia dei contemporanei, che chiamarono lo strumento ”lente da pulci”) che nascono da uova, diventano larve simili a bruchi, si rinchiudono in un involucro come il baco, e infine ne escono in fase già adulta (...). Le mie digressioni sul passato si interruppero ben presto, per due motivi: il timore di ripiombare nella dimensione storico-filosofica e sociale, allontanandomi di nuovo dalla ”scienza pura” e compromettendo per sempre la mia carriera accademica; e la scoperta, nel frattempo, che esisteva in Inghilterra, come sezione altamente specializzata del British Museum (Sezione di storia naturale), una Rothschild Collection of Fleas, una collezione di pulci di ogni paese intitolata a un certo Rothschild. Scoprii che, come gli orologi di tutto il mondo sono orientati sull’ora dell’Inghilterra, partendo dal meridiano di Greenwich, così gli studiosi di pulci di ogni continente confrontavano le loro ricerche, e gli esemplari man mano raccolti, con la terra madre inglese della collezione Rothschild: un cognome che, fino ad allora, avevo associato soltanto alle banche. Credetti ovviamente che fosse un omonimo.