Armando Torno sul Corriere della Sera del 18/1/02 pagina 1., 21 gennaio 2002
Nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1943, verso l’una, gli alleati lanciarono sulla Scala di Milano bombe incendiarie che fecero crollare la volta e trasformarono in cenere palchi, tessuti damascati, specchiere dorate (rimase intatto giusto il palcoscenico)
Nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1943, verso l’una, gli alleati lanciarono sulla Scala di Milano bombe incendiarie che fecero crollare la volta e trasformarono in cenere palchi, tessuti damascati, specchiere dorate (rimase intatto giusto il palcoscenico). Solo per lo sgombero delle macerie ci vollero quattro mesi, ma appena fu possibile si tornò in teatro: l’11 ottobre del ’44, con la direzione di Hans Weisbach, l’orchestra si schierò ”a richiesta generale” (come si legge nella locandina) per eseguire la Quinta sinfonia di Bruckner e l’ouverture Coriolano di Beethoven (il pubblico s’era accomodato su sedie comuni, l’acustica non c’era più, palchi e gallerie erano coperti da una tettoia, la platea era a cielo aperto). Dei teatri europei La Scala fu il primo a risorgere col concerto diretto da Toscanini l’11 maggio del ’46. Il maestro, varcando la soglia, batté le mani per provare l’acustica. ”E’ la stessa di prima”, mentì. In realtà le strutture del Piermarini erano state rattoppate in fretta, col cemento armato, con quel che si poteva (ancor oggi, sotto la platea, oltre ai velluti rossi delle poltrone ci sono macerie).