Giovanni Berlinguer, "Le mie pulci", Editori Riuniti, 1988, 21 gennaio 2002
Proprio in Inghilterra, con l’attenuazione della mia vocazione classificatoria, cominciò tuttavia a rodermi dentro (si può ben dire: come una pulce nell’orecchio) un interesse più vasto per questi e per altri insetti
Proprio in Inghilterra, con l’attenuazione della mia vocazione classificatoria, cominciò tuttavia a rodermi dentro (si può ben dire: come una pulce nell’orecchio) un interesse più vasto per questi e per altri insetti. Comprai e lessi infatti Rats, Lice and History (Ratti, pidocchi e storia) di Hans Zinsser; e scoprii quale tremenda importanza avessero avuto pidocchi, pulci e zanzare nelle vicende umane di tutti i tempi passati. Visitai la London School of Hygiene and Tropical Medicine, e vidi che gli scienziati più moderni lavoravano non sulle pulci morte ma su quelle vive, allevandole per studiarne non solo la forma esterna ma i comportamenti, la nutrizione, la sessualità, lo sviluppo; e scoprii quale complessa e affascinante integrazione lega i parassiti ai loro ospiti. Essi (i parassiti) più sono perfezionati, meno tendono ad esaurire la fonte (noi) del loro nutrimento. Virus e batteri, che sono aggressori scriteriati, causano spesso malattie letali; e perciò periscono anch’essi, affidando la discendenza solo alla colonizzazione di nuovi ospiti. Già i vermi, e più ancora gli insetti, che sono i più evoluti fra gli invertebrati, cercano invece di limitare i loro pasti al minimo vitale: non uccidono cioè la gallina dalle uova d’oro. Non c’è simbiosi, naturalmente, non c’è vantaggio reciproco tra loro e noi; faremmo volentieri a meno della loro presenza, e non sarei entusiasta di un’eventuale campagna del Wwf per salvare dall’estinzione specie viventi come Aedes egypti, la zanzara che trasmette la febbre gialla, le varie specie di Anopheles, che sono le zanzare malarigene, o Pediculus humanus, che inocula il tifo esantematico; e neppure quelle specie, fra le mie amate pulci, che propagano la peste. Ma se le pulci talvolta uccidono non è per cattiveria, o per colpa diretta: ciò accade solo quando diventano veicoli o vettori di altri agenti patogeni, minori per dimensioni e anche per intelligenza biologica.