Eva Cantarella, La Macchina del Tempo, n. 12 dicembre 2001 pagg. 24-30, 12 dicembre 2001
Che cosa ci può essere di meglio per un romanziere che ricreare con la fantasia un mondo perduto e per giunta gareggiare con uno scrittore immaginifico come il grande Platone? Certo Jules Verne, creatore, come il filosofo greco, di miti e mondi irraggiungibili, a metà strada tra scienza e fantasia, non poteva rifiutare una sfida simile: nel 1870 pubblica Ventimila leghe sotto i mari, la storia di un viaggio alla scoperta dei segreti degli abissi dell’oceano
Che cosa ci può essere di meglio per un romanziere che ricreare con la fantasia un mondo perduto e per giunta gareggiare con uno scrittore immaginifico come il grande Platone? Certo Jules Verne, creatore, come il filosofo greco, di miti e mondi irraggiungibili, a metà strada tra scienza e fantasia, non poteva rifiutare una sfida simile: nel 1870 pubblica Ventimila leghe sotto i mari, la storia di un viaggio alla scoperta dei segreti degli abissi dell’oceano. Verne, seguendo Platone, pone Atlantide oltre lo stretto di Gibilterra. Affascinato dalla geologia, immaginò le isole Canarie, le Azzorre e Capo Verde come le cime affioranti del continente scomparso. Per Verne Atlantide è una città perduta per sempre: le sue vestigia giacciono sul fondo del mare. Templi abbattuti, colonne spezzate e i resti di un grande acquedotto rivelano il gusto decadente dell’epoca e del grand tour, il classico viaggio di formazione in Grecia e in Italia, tra le rovine della civiltà greca e latina. I personaggi di Verne visitano Atlantide come i turisti di oggi visitano Atene o Pompei. Nel romanzo la città è illuminata dai lapilli incandescenti di un grande vulcano. Il riferimento è a Pompei, inghiottita dalla lava del Vesuvio, ma è anche un monito che ci invita a riflettere sulla difficile coesistenza nel nostro mondo tra civiltà e natura. Iperscientifica è invece la ricostruzione di un altro insospettabile che si à lasciato tentare da Atlantide. Sir Arthur Conan Doyle, l’autore di Sherlock Holmes, pubblica nel 1929 L’abisso di Maracot, storia di una spedizione oceanografica al largo delle Canarie con una sorta di batiscafo. Come nel film Sfera, gli esploratori, imprigionati sul fondale, vengono salvati dai sopravvissuti alla distruzione di Atlantide. Costoro sono in grado di modificare le molecole di tutti gli elementi, hanno sviluppato capacità telepatiche e comunicano con gli umani proiettando il loro pensiero su schermi. I personaggi del romanzo vedono la fine di Atlantide su uno schermo come in un film. Cinema e letteratura intrecciano i loro linguaggi: il primo film ispirato ad Atlantide era uscito otto anni prima.