Marina Bassani - Daria Egidi, La Macchina del Tempo, n. 12 dicembre 2001 pagg. 32-36, 12 dicembre 2001
Lo studio dei relitti e dell’isolotto è iniziato a giugno di quest’anno, quando gli archeologi, lavorando in immersione, hanno cominciato a liberare i relitti dal fango che fino a quel momento aveva protetto il legno
Lo studio dei relitti e dell’isolotto è iniziato a giugno di quest’anno, quando gli archeologi, lavorando in immersione, hanno cominciato a liberare i relitti dal fango che fino a quel momento aveva protetto il legno. Terminata questa prima fase, resa difficoltosa dalla scarsissima visibilità - che non poche volte ha costretto gli archeologi a procedere a tatto -, è stato costruito intorno alle carene un recinto di assi metalliche a tenuta stagna. Con l’aiuto di pompe idrovore, il sito è stato completamente prosciugato e finalmente quella che fu la spiaggia dell’isolotto è tornata ad essere visibile: una porzione di terra di forma pressoché circolare, racchiusa dentro una barriera di metallo, mostrava i suoi antichi relitti. Intorno, frammiste alla sabbia e alle alghe, molte ossa umane, i resti dei cadaveri qui sepolti nel 1348. Una volta portate all’asciutto, le navi sono state misurate: la galea è lunga 38 metri e larga 2, per un totale di 29 file di banchi, mentre la rascona misura 26 metri per 6. Per evitare il crollo delle imbarcazioni durante le operazioni di rilievo e studio, era fondamentale tenere sempre bagnato il legno: a tale scopo è stato utilizzato un sistema d’irrigazione continua, in grado di mantenere costante il livello di umidità delle carene. Le operazioni si sono concluse con i rilievi fotogrammetrici del sito archeologico. Infine, le navi sono state ricoperte con un particolare tessuto e l’area è stata inondata di nuovo.