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 2002  gennaio 15 Martedì calendario

Proteste in mezzo mondo per via delle prime immagini dei deportati afghani nella base americana di Guantanamo, Cuba

Proteste in mezzo mondo per via delle prime immagini dei deportati afghani nella base americana di Guantanamo, Cuba. I prigionieri, 144, talebani, forse militanti di Al Qaeda (nessuno può dirlo con certezza, visto che non si conoscono i loro nomi), sono stati trasportati da Kandahar con un volo di 27 ore, legati, imbavagliati, bendati, imbottiti di sedativi. Dopodiché, incatenati nelle loro tute arancioni, le barbe rasate a zero (grande insulto alla religione musulmana), la bocca tappata da maschere azzurre, le orecchie da cuffie, sugli occhi lenti schermate con nastro adesivo, sono stati rinchiusi in gabbie metalliche di due metri per tre, base in cemento, tetto in lamiera, un materasso in gommapiuma per tentare di dormire nonostante le continue perquisizioni, le lampade alogene sulla faccia e gli elicotteri che pattugliano il cielo senza sosta (attorno ai due acri recintati, sette torrette con mitragliatrici e lanciagranate). Uniche concessioni: preghiere cinque volte al giorno e tre pasti a base di riso, fagioli, barrette di cereali e frutta. Il governo Usa ha già pronti 30 milioni di dollari per costruire prigioni di massima sicurezza, nel frattempo i prigionieri (che nei prossimi tre mesi diventeranno almeno mille) sono destinati a restare in gabbia. Molte organizzazioni umanitarie gridano allo scandalo, persino l’alleata più fedele degli States, la Gran Bretagna, si mostra inquieta. A chi reclama il rispetto della Convenzione di Ginevra, Donald Rumsfeld, ministro della Difesa Usa, replica che quelli non sono prigionieri di guerra ma «combattenti fuorilegge» , che «stanno meglio adesso di quando li abbiamo presi» e che comunque Guantanamo «è una prigione, mica un circolo ricreativo».