Marina Bassani - Daria Egidi, La Macchina del Tempo, n. 12 dicembre 2001 pagg. 32-36, 12 dicembre 2001
Nel Trecento la comunità di monaci agostiniani che risiedevano sull’isolotto di San Marco in Boccalama chiese l’intervento del Senato di Venezia per frenare l’azione distruttiva delle maree
Nel Trecento la comunità di monaci agostiniani che risiedevano sull’isolotto di San Marco in Boccalama chiese l’intervento del Senato di Venezia per frenare l’azione distruttiva delle maree. Nelle terre della laguna era uso comune consolidare le spiagge utilizzando navi antiche: per questo motivo l’Arsenale di Venezia mise a disposizione dei monaci e dei pescatori di San Marco in Boccalama una vecchia galea ormai in disuso. Fu probabilmente un commerciante della zona a donare la rascona, imbarcazione a fondo piatto utilizzata per il trasporto e il commercio fluviale. Fatti arenare sulla spiaggia, i navigli furono affondati e assicurati saldamente al fondale con dei pali. La parte che emergeva venne tagliata via e disposta come ulteriore sbarramento. Nella foto sotto, la pozzanghera di forma regolare nasconde in realtà la carena della galea. Nella pagina accanto gli archeologi puliscono con cura la rascona e compiono le prime opere di rilevamento.