Claudia Grisanti, La Macchina del Tempo, n. 12 dicembre 2001 pag. 67, 12 dicembre 2001
La strategia di caccia di alcuni conidi è degna del capitano Achab. Il Conus consor, per esempio, ha una specie di «proboscide», uno stretto tubo, con la quale spara un dente a forma di arpione
La strategia di caccia di alcuni conidi è degna del capitano Achab. Il Conus consor, per esempio, ha una specie di «proboscide», uno stretto tubo, con la quale spara un dente a forma di arpione. Riesce così a colpire, lui così lento e impacciato, la sua preda, in genere molto veloce e guizzante. L’arpione si comporta come una siringa usa e getta, e inietta il veleno nella preda, che si tratti di un pesce, un verme o un altro mollusco. Le tossine del veleno agiscono come un commando ben addestrato che attacca e distrugge vari obiettivi: alcune sostanze bloccano l’attività delle cellule nervose, altre quella dei muscoli. L’azione sinergica è micidiale, la preda non ha scampo e alla fine viene ingerita dal mollusco. Purtroppo le vittime non sono solo pesci e altri molluschi: ogni anno alcuni pescatori, dopo aver toccato le conchiglie, muoiono per asfissia in seguito alla paralisi dell’apparato respiratorio. Nelle Filippine sono particolarmente colpiti i bambini, che raccolgono gli animali per i collezionisti.