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 2002  gennaio 09 Mercoledì calendario

«Di sicuro però nessuno conosce quest’altra epistola, una di parecchie che Flaiano scrisse a mia sorella per ringraziarla di una pianta di basilico che lei gli aveva regalato

«Di sicuro però nessuno conosce quest’altra epistola, una di parecchie che Flaiano scrisse a mia sorella per ringraziarla di una pianta di basilico che lei gli aveva regalato. Questa è la terza o la quarta sul tema, datata 27 giugno ’70. "Cara Silvia, a proposito di basilico, se mi è permesso ritornare su un episodio della mia infanzia, ti racconterò di quella volta che (la nostra cuoca essendo malata), venne sostituita dalla sua aiutante, una giovane delle montagne, molto ingenua e, come vedrai, inesperta sia della vita che dell’arte di Gasterea. Dunque: avendo noi comandato a costei di farci dei maccheroni con pomidoro e basilico (s’era d’estate, in Abruzzo, e nessun piatto ci contentava meglio, specie se annaffiato di Idrolitina Gazzoni), la donna disse che issofatto si sarebbe messa alla ricerca dell’ingrediente principale, il basilico - e uscì. All’ora di pranzo, noi già tutti con la salvietta legata attorno al collo, le posate nelle mani, impazienti, percotendo le stoviglie al modo dei clienti dimenticati nelle trattorie suburbane, sollecitavamo la donna indaffarata in cucina. Ma ecco che ella arriva col suo piatto. Ahimè, fu un parapiglia, un fuggi-fuggi generale, un rovesciar di sedie e di coperti, gridando aiuto; finché mio fratello - boyscout e coraggiosissimo - dominò la situazione catturando il basilisco che la ingenua ragazza, del tutto in buona fede, aveva prima trovato a prezzo di chissà quali sacrifizi, indi messo nel bel mezzo dei maccheroni (non senza una certa arte) circondandolo di pomidori maturi; e che ci guardava, appunto, con occhi di basilisco, tra il furioso e il sorpreso per quel calore che lo importunava; e del tutto disgustato dei pomidori. Bene, la cosa finì in una risata generale e il basilisco divenne animale domestico, nel tempo, lasciando dappertutto certe sue cacatine color zafferano ch’erano la disperazione della cameriera» (lettera riportata da Masolino d’Amico).