Masolino d’Amico su La Stampa del 09/01/02 a pagina 23., 9 gennaio 2002
«"Quel giorno, per rimediare il pranzo, ordinammo alla sventata giovinetta un risotto alla milanese
«"Quel giorno, per rimediare il pranzo, ordinammo alla sventata giovinetta un risotto alla milanese. Peggio che andar di notte. Viveva accanto a noi, in un villinetto molto lindo, una signora di Milano, moglie di un ingegnere, bella, sulla quarantina, colta, che già ci aveva mostrato segni di simpatia; e che da quel giorno, invece, ci tolse il saluto. Era successo che la nostra inesperta cuoca aveva tentato di sgozzarla, per servircela poi col viso bollito "sur canapé" come dicono i francesi. Cosa che il marito, milanese egli stesso, riuscì a sventare. A fatica poi placammo le ire dei lombardi; ma dovemmo dimostrare di non essere antropofagi - e fu dura convincerli. Ma quando si dice la vita! Del resto a Sassari, nel ’50, prima del boom economico, avendo io chiesto dei maccheroni con le sarde, non fui forse pubblicamente accusato dal padrone della trattoria di voler fare una partouze (riunione di più persone di sessi diversi a scopo erotico), una partouze, dicevo, nel suo "ristorante"? Me la cavai pagando una forte taglia". Chi altro regalava tanto talento a una persona sola? Forse solo Lewis Carroll» (Masolino d’Amico).