La Macchina del Tempo, n. 12 dicembre 2001 pagg. 91-92, 12 dicembre 2001
La rinascita dei kamikaze si deve all’inaccettabile senso di umiliazione che aveva preso gli Alti Comandi nipponici
La rinascita dei kamikaze si deve all’inaccettabile senso di umiliazione che aveva preso gli Alti Comandi nipponici. «Non poter tenere il passo della macchina da guerra americana, meglio preparata, meglio equipaggiata, forte sui mari e soprattutto padrona dei cieli del Sol Levante!» Fecero la loro parte le incomprensioni tra Marina e Aviazione. Ecco allora riemergere dal passato, come un fantasma nella frustrazione, i samurai e il loro severissimo codice di comportamento, il Bushido. La classe guerriera giapponese è stata soggetto di ritratti differenti. Quello classico nipponico, romantico-agiografico, tracciato nel celebre saggio L’Anima del Giappone di Inazo Nitobe. Quello sprezzante dei Cavalieri del Bushido di Lord Russel da Liverpool, che ne mette in evidenza i lati crudeli e necrofili, non a caso fatti propri dall’estrema destra occidentale. E se tutti ricordano l’harakiri del popolarissimo scrittore Yukio Mishima, pochi sanno di emuli minori, come il giovane attore che si scagliò col suo monoplano su una casa dei sobborghi di Tokyo nell’intento di uccidere il nemico giurato, rivale professionale e in amore. Intento fallito. Come sottolinea sarcasticamente Russel, l’inutilità contrassegna spesso questi atti di disprezzo per la vita