dal film documentario "When we were kings"., 23 gennaio 2002
«La campana suona. Ali torna all’angolo: l’incubo che si aspettava di trovare sul ring si è avverato
«La campana suona. Ali torna all’angolo: l’incubo che si aspettava di trovare sul ring si è avverato. Si trovava sul ring con uno che non riusciva a dominare. Più forte di lui, che non aveva paura di lui, che voleva sconfiggerlo, e che picchiava più forte di lui. Un uomo determinato e inarrestabile. Ali aveva uno sguardo che non dimenticherò mai. Fu l’unica volta che vidi la paura nei suoi occhi. Sembrava che cercasse dentro di sé. E dicesse: "Dai, è arrivato il momento. E’ scoccata l’ora X. Ce l’hai il fegato? Allora tiralo fuori, riprendi in mano la situazione, puoi farlo" (...) Si girò verso il pubblico e gridò: "Ali boma ye, Ali uccidilo". E le centomila persone presenti risposero: "Ali boma ye". E l’eco di quell’urlo immenso arrivò sul ring. Ali deve aver pensato: "E’ per la mia gente, è per loro che sono qui, devo muovermi, devo mettere in riga quest’uomo". Foreman lo incollò alle corde. Ali non riusciva ad uscirne. Molti pensarono che l’incontro fosse finito lì. Gli arrivavano tali e tante bordate, sembrava che aspettassse il colpo di grazia. Ma in quel round e in quelli successivi Ali cominciò a sfotterlo. Era straordinario. Diceva "George, tu mi deludi. Picchi più piano del solito. Non pesti abbastanza. Così mi accarezzi, non mi fai niente". Foreman schiumava rabbia, e continuava a dargliene sempre di più, con una potenza disumana. Ma a metà del quinto round era sfinito. Non ce la faceva più. Ci sarebbero voluti ancora tre round. Ali vinse per ko all’ottava ripresa» (Norman Mailer e George Plimpton nel film documentario "When we were kings").