La Macchina del Tempo, n. 12 dicembre 2001 pagg. 96-99, 12 dicembre 2001
Chiunque fosse ad abitare Machu Picchu è certo che non ha lasciato traccia di sé. E anche in questo caso le ipotesi si sprecano
Chiunque fosse ad abitare Machu Picchu è certo che non ha lasciato traccia di sé. E anche in questo caso le ipotesi si sprecano. Ma almeno su un fatto lo studioso peruviano Victor Angels Vargas non ha dubbi: la città si deve essere spopolata verso la fine del XV secolo, cioè qualche decennio prima dell’arrivo di Francisco Pizarro. Non si spiegherebbe altrimenti la totale assenza di notizie in merito alla sua ubicazione tra i documenti spagnoli pervenuteci. Il motivo di questo spopolamento? Forse più di uno. Gli Incas erano un popolo che noi oggi non a torto giudicheremmo crudele, assetato di sangue, prevaricatore e oltranzista. Le lotte intestine tra tribù erano all’ordine del giorno e spesso i vincitori non si accontentavano di assoggettare gli sconfitti, ma ne desideravano l’annientamento totale. Se un sacerdote novizio si invaghiva di una ”sacre ajallas”, una vergine del sole, per lui, per la sua tribù, per la sua città, per il suo bestiame era la fine. Venivano massacrati in fretta e furia e dimenticati per sempre. dunque all’interno di queste certezze che alcuni studiosi hanno cercato una spiegazione sulla fine degli abitanti di Machu Picchu: si suppone una carneficina, uno sterminio di massa. L’unica altra tesi accettabile è quella di una malattia: Bingham trovò uno scheletro che portava i segni di una morte dovuta a sifilide. La malaria era diffusissima. O qualche altra epidemia di cui per ora non si sono trovate le tracce.