Giovanni Maria Pace, La Macchina del Tempo, n. 12 dicembre 2001 pagg. 124-136, 12 dicembre 2001
Non scivolare nella agiografia è difficile parlando di Marconi. Unisce infatti un intuito scientifico di prim’ordine, che lo porta a osare là dove gli accademici vedono solo ostacoli, a una capacità imprenditoriale che lo avvicina ai Thomas Edison e ne fa un precursore di figure come Craig Venter (patron di Celera, l’azienda americana impegnata nella mappatura del genoma), che diede corpo alla Big Science all’inizio del terzo Millennio
Non scivolare nella agiografia è difficile parlando di Marconi. Unisce infatti un intuito scientifico di prim’ordine, che lo porta a osare là dove gli accademici vedono solo ostacoli, a una capacità imprenditoriale che lo avvicina ai Thomas Edison e ne fa un precursore di figure come Craig Venter (patron di Celera, l’azienda americana impegnata nella mappatura del genoma), che diede corpo alla Big Science all’inizio del terzo Millennio. Calmo, flemmatico, forse risentito verso l’Italia rimasta indifferente di fronte alle potenziali applicazioni del suo lavoro, aspetta qualche giorno prima di annunciare il risultato a Roma. soltanto il 16 dicembre quando invia un laconico messaggio al ministro della Marina: «Sono riuscito a ricevere a Terranova dei segnali trasmessi direttamente dall’Inghilterra a mezzo della telegrafia senza fili, alla distanza di oltre 3.300 chilometri». A parte le riserve dello stesso Edison e, per ovvie ragioni, della Compagnia dei cavi transatlantici, la scoperta viene subito accettata come autentica dalla comunità internazionale, una rapidità che sorprende perché in quell’epoca i fisici sono ancora convinti che gli impulsi radio si propaghino in linea retta fino a perdersi negli spazi siderali e non possano quindi seguire la curvatura della Terra né tantomeno superare l’ostacolo delle montagne. Ma l’autodidatta Marconi ha una freschezza di pensiero che gli accademici non possiedono, non si porta dietro ingombranti quanto obsolete nozioni e si rende conto che le onde hertziane possono venire riflesse dalla ionosfera, in una serie di rimbalzi tra aria e terra veloci come la luce (la ionosfera è la fascia di gas ionizzati che circonda la Terra da 60 chilometri d’altezza in su). Forte di questa intuizione, Marconi procede, a partire dal 1891, cioè dall’età di 17 anni, a una serie di esperimenti su distanze sempre maggiori e di crescente spettacolarità. Sembra che il giovane venga a sapere dei lavori di Hertz sulle onde elettromagnetiche nel 1894. La sua curiosità scientifica lo induce a chiedersi fino a quale distanza tali onde possano viaggiare. Le prime prove avvengono nel laboratorio bolognese del professor Augusto Righi finché non si ritira nella casa paterna di Pontecchio per meglio dedicarsi alle sue esperienze.