Giovanni Maria Pace, La Macchina del Tempo, n. 12 dicembre 2001 pagg. 124-136, 12 dicembre 2001
Alla vigilia del conflitto mondiale, Marconi potenzia i primi apparati radiotelefonici applicando le valvole termoioniche ai trasmettitori radiotelegrafici
Alla vigilia del conflitto mondiale, Marconi potenzia i primi apparati radiotelefonici applicando le valvole termoioniche ai trasmettitori radiotelegrafici. Le sue intuizioni sono a getto continuo e quasi non meravigliano più. Diventato senatore a vita del Regno d’Italia, lo scienziato partecipa alla Grande Guerra come ufficiale di marina, ideando un sistema di trasmissione a fascio, a onde corte, che permette parecchie trasmissioni contemporanee e a grande distanza. Per suo merito la radiotelegrafia viene adottata anche da dirigibili e aeroplani. Al termine del conflitto, acquista all’asta un magnifico panfilo da 800 tonnellate, l’Elettra, che dal 1920 al 1936 sarà il suo laboratorio e la sua casa. Un modello del panfilo, che inizialmente era di proprietà degli Asburgo, è esposto nel Museo della scienza ”Leonardo da Vinci” di Milano, nella speciale sezione dedicata all’inventore. L’Elettra viene utilizzato per una serie di esperienze risolutive per la comunicazione a onde corte. Il trasmettitore è collocato presso la consueta stazione di Poldhu ed emette un fascio direttivo sulla lunghezza d’onda di 92 metri, mentre il ricevitore è posto sull’Elettra. Il panfilo intraprende una crociera che lo porta sempre più lontano dalla Cornovaglia, ma, pur essendo la potenza massima del trasmettitore di appena 12 chilowatt, i segnali sono chiaramente ricevuti fino a duemila chilometri durante il giorno e fino a quattromila, cioè alle isole di Capo Verde, durante la notte. La prova avviene mentre la scienza ufficiale non ha neppure accettato il principio delle onde corte, ulteriore scacco inferto all’accademia che contribuisce alla leggenda dell’Elettra, ”nivea nave del miracolo”, come la chiama D’Annunzio.