Giovanni Maria Pace, La Macchina del Tempo, n. 12 dicembre 2001, pagg. 156-157, 12 dicembre 2001
Molti ritengono che l’acqua, più ancora delle fonti di energia, sarà il pomo della discordia nel mondo che attende i nostri figli
Molti ritengono che l’acqua, più ancora delle fonti di energia, sarà il pomo della discordia nel mondo che attende i nostri figli. Nonostante l’apparente abbondanza – parliamo ovviamente dei paesi sviluppati – è un bene in via di esaurimento, almeno nella forma fresca e pura che ci è famigliare, è una risorsa destinata a diventare preziosa e contesa, dunque da risparmiare e proteggere, come del resto gli idrologi predicano da anni. L’addestramento al buon uso dell’acqua dovrebbe far parte dell’educazione del bambino, nonché del curriculum scolastico, fin dalle elementari. Ma come persuadere i giovanissimi ad apprezzare un bene così banalmente comune? Il punto sul quale far leva è forse il seguente. La transizione dal pellegrinaggio alla fontana dei nostri antenati all’acqua corrente a tutti i piani della nostra casa ha richiesto molto lavoro, grossi investimenti, cospicue infrastutture. Il risultato è stato un epocale miglioramento della qualità della vita, un vantaggio nell’igiene e nel confort che però non è privo di una contropartita: l’allontanamento dalla natura e dalla realtà delle cose. L’acqua che esce dal rubinetto non ispira i poeti come le fonti del Clitunno il Carducci. Il disagio, che non abbiamo, di far la coda al pozzo lascia il posto all’indifferenza circa l’origine e il destino della vitale linfa. Manca la percezione del suo valore, anche perché il prezzo irrisorio che paghiamo per ottenerla non induce a una oculata gestione né sollecita il cittadino, adulto o bambino che sia, a evitare lo spreco, a rispettare i fiumi, i laghi, il mare, cioè a non inquinare. Paradossalmente, gli umani dimenticano l’acqua che gli arriva in casa, mentre quella che dovevano attingere faticosamente dal pozzo era in cima ai loro pensieri. Come tornare a una visione più consapevole? Qualche buon argomento per l’infanzia potrebbe nascere da una riflessione sui delicati meccanismi del ciclo dell’acqua. L’idrosfera è un tutto che si estende, seppure in modo ineguale, dall’atmosfera alle profondità della Terra. Per capire come si rigenera è necessario conoscere, almeno sommariamente, il rapporto dinamico che esiste tra il pianeta e l’energia del Sole, un esercizio che riusciva difficile agli antichi, i quali si domandavano come il livello dei mari rimanesse costante nonostante il continuo apporto di fiumi e piogge. All’interrogativo Eraclito rispondeva attribuendo agli oceani l’origine di ogni sorgente terrestre: l’acqua marina veniva distillata, secondo il filosofo greco, dal fuoco interiore della Terra o risaliva capillarmente dalle profondità, perdendo il sale per filtrazione. Oggi abbiamo idee più chiare sulla sempiterna vicenda. A fini didattici possiamo ad esempio immaginare il viaggio di una molecola d’acqua prendendo come punto di partenza il mare, il grande serbatoio dal quale l’acqua parte e dove tende sempre a ritornare. Nel mare la molecola ha forma liquida, ma quando si trova in superficie e il Sole la riscalda evapora, diventa cioè vapore che si stacca dalla superficie e prende il volo. Sale finché trova uno strato di aria più fredda che la costringe ad addensarsi nuovamente e ad unirsi ad altre molecole d’acqua formando nubi che possono viaggiare nel cielo per ore o giorni finché montagne o venti in salita la raffreddano ulteriormente. Divenuta pesante, si aggrega ad altre molecole a formare gocce di pioggia, se la temperatura è moderata, o cristalli di neve, se è più fredda. Se la pioggia cade sul terreno, vi penetra, evapora nuovamente, oppure migra fino alle falde acquifere per alimentare sorgenti, ruscelli, fiumi, e tornare infine al mare. Gli oceani contengono quasi tutta l’acqua terrestre (il 97,4 per cento) e il loro tempo di rinnovamento è dell’ordine di tremila anni. L’acqua dolce non rappresenta dunque che il 2,6 per cento dell’acqua terrestre, i tre quarti della quale si trova imprigionata nei ghiacci delle regioni polari, con un tempo di ricambio di 12.000 anni. L’acqua dei fiumi, di importanza vitale nonostante la posizione modesta nel bilancio mondiale, è la più mobile, dato che ha un tempo di rinnovamento di circa dieci giorni. Ma se il carico inquinante è eccessivo, neppure le ”chiare, fresche, dolci acque” riescono a ritornare tali. Attenzione, dunque: c’è poco da scialare. Del resto la crisi idrica che già attanaglia molte zone e città dovrebbe averci avvertito (da libro "Splish, splash, splosh!", Editoriale Scienza).