Giampaolo Dossena La macchina del tempo n. 01 gennaio 2002 pag 72-94, 1 gennaio 2002
Cesare Lanza, 59 anni, giornalista, autore televisivo, scrittore (ha appena terminato un libro sul bon ton al tavolo da gioco, che darà alle stampe l’anno prossimo)
Cesare Lanza, 59 anni, giornalista, autore televisivo, scrittore (ha appena terminato un libro sul bon ton al tavolo da gioco, che darà alle stampe l’anno prossimo). Ma soprattutto grande amante del poker, a cui gioca dall’età di 5 anni. Cesare, per te il poker è... Una metafora della vita. Addirittura. Senza ombra di dubbio. Fosse per me, lo insegnerei a scuola. Per giocare davvero bene, infatti, devi bilanciare due qualità che fanno grandi un uomo: il coraggio e la prudenza. Il coraggio che ti serve per rilanciare e la prudenza che ti aiuta a non fare follie. Proprio come nella vita. Certo. A tutti capita di trovarsi di fronte a scelte che ti spingono a osare, e ad altre in cui devi andarci piano. Ma non è tutto. Il tavolo da poker è quanto di più democratico ci possa essere. Perché abbatte le barriere sociali, culturali, economiche. Durante una partita si è tutti uguali e non credo siano molti altri i posti in cui questo accade. Quindi i tuoi cinque figli saranno giocatori incalliti? No, a loro non ho mai insegnato a giocare. Ma come...? Non è come quando ero piccolo io: non esiste più la sana cultura del poker: ci sono i bari, c’è chi non paga. Per non parlare dei videogames americani, che hanno definitivamente messo in un angolo i vecchi giochi a vantaggio di quelli virtuali. Ma il piacere di toccare le carte è tutta un’altra cosa.