Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  gennaio 01 Martedì calendario

Secondo la leggenda, la parola Bingo è stata inventata per caso nel 1927 da Edwin Lowe, grossista di giocattoli di Atlanta (Usa)

Secondo la leggenda, la parola Bingo è stata inventata per caso nel 1927 da Edwin Lowe, grossista di giocattoli di Atlanta (Usa). Giocando a tombola, copriva le caselle con i fagioli e ogni volta che vinceva esclamava "Bean!" (’fagiolo”). Con il passare del tempo, l’esclamazione è diventata "Bingo!". Il gioco, molto diffuso in Spagna e in Gran Bretagna (tre milioni di giocatori abituali), è arrivato in Italia nel novembre del 2000, quando lo Stato ha concesso l’apertura di 800 sale: le prime 420 da inaugurare entro il dicembre 2001, le altre entro il 2003. Secondo le previsioni degli esperti, nella prima fase gli incassi saranno di 675 miliardi annui, che poi si stabilizzeranno sui 1.600, pari a un giro d’affari lordo di 10 miliardi a sala. Per fare spazio alle sale da bingo, che devono essere grandi almeno 600 metri quadrati, sono stati utilizzati vecchi cinema e teatri, discoteche, magazzini dismessi e capannoni. Il bingo funziona più o meno come la tombola, ma senza l’ambo, la terna e la quaterna: si gioca con cartelle da quindici numeri (costo: 1,5 euro) e si vince quando vengono estratti tutti quelli disposti sulla stessa riga orizzontale (’linea”), oppure tutti i numeri della cartella (’bingo”). Per l’estrazione, che non dura più di cinque minuti, vengono utilizzate palline di plastica, numerate e bianche, dal peso di circa 2,53 grammi. Unica abilità richiesta, l’attenzione: se il giocatore non è veloce ad urlare ”Bingo!” o ad alzare la mano appena fa tombola, il gioco continua. Facendo ”linea”, si vince l’8 per cento del ricavato della vendita delle cartelle; con il ”bingo” il 50 per cento. Lo Stato percepisce il 20 per cento degli incassi di una giocata, il Monopolio di Stato il 3,8 per cento, al gestore della sala va tutto il resto. La prima vincitrice al bingo italiano è stata Assunta Bianchin, detta Tina, che lo scorso novembre, nell’unica sala finora aperta, a Treviso, ha incassato le 828 mila lire in contanti messe in palio per chi faceva tombola. Daria Egidi