Giampaolo Dossena La macchina del tempo n. 01 gennaio 2002 pag 72-94, 1 gennaio 2002
Trivial pursuit non triviale ma banale Attrezzatura. Si compra nei negozi di giocattoli una scatola di questo nome
Trivial pursuit non triviale ma banale Attrezzatura. Si compra nei negozi di giocattoli una scatola di questo nome. Letteralmente Trivial Pursuit si potrebbe tradurre ”a caccia di banalità” dato che pursuit significa ”caccia, ricerca, perseguimento” e trivial non significa ”triviale” bensì ”banale, futile, frivolo, facile, giocoso, non importante”. In America i giochi come Trivial Pursuit si chiamano, in modo abbreviato, trivia. A parte le varianti, di cui parleremo più avanti, del Trivial Pursuit originale sono in commercio varie versioni (versione di base, versione per giovani, espansioni generiche o dedicate ad argomenti specifici o di attualità, con aggiornamenti annuali) e molte imitazioni. L’attrezzatura consiste sempre in un tabellone e in un mazzo di cartoncini, che recano domande e risposte: Trivial Pursuit è un gioco di quiz. Compagnia. Da due persone in su, fino a 12. A turno una persona fa il capogioco, cioè tiene il mazzo dei cartoncini, coperti, e uno per uno li legge, rivolgendo la domanda a un giocatore per volta. Al capogioco non sono richieste doti particolari; generalmente si fa il capogioco a turno, seguendo le istruzioni di cui è corredata la scatola. Preliminari. Si mette al centro del tavolo il tabellone; ciascuno gli dà un’occhiata: anche per chi non l’ha mai visto è facile capire subito il meccanismo. Ogni giocatore riceve uno dei segnaposti contenuti nella scatola. Si prende posto al tavolo in modo casuale. L’ordine di gioco non ha importanza; basta che si rispetti la successione una volta fissata. Svolgimento. Il capogioco rivolge la domanda di un cartoncino a ogni giocatore; con un meccanismo spiegato dalle istruzioni esiste la possibilità, per il giocatore, di scegliere un proprio campo di competenza, una volta per tutte o domanda per domanda. Se la risposta è giusta il giocatore colloca il proprio segnaposto sul tabellone, nei modi indicati dalle istruzioni (dal cerchio esterno si raggiunge uno dei raggi, e da questo la meta finale del centro). Ci possono essere uno o più vincitori, in ordine d’arrivo. Generalmente non si versa denaro all’inizio della partita e non ci sono premi. Può avvenire che si decida di non usare il tabellone e di non stabilire classifiche.Stile di gioco. Tutti i giocatori possono comunicare liberamente, commentando la difficoltà delle domande, la correttezza delle risposte, criticando o sbeffeggiando gli errori, dicendo quello che uno avrebbe detto al posto dell’interrogato di turno. Può avvenire che tra una domanda-risposta e l’altra passi del tempo in chiacchiere: queste chiacchiere sono l’aspetto fondamentale del gioco. Trivial Pursuit è infatti un ”gioco di conversazione”. Cosa s’intende per conversazione. Fino a un secolo fa, ”conversazione” era il fatto in sé di stare insieme, di trovarsi insieme, di frequentarsi (in questo senso va tradotto, nei compiti di latino, il verbo deponente conversari, famosa trappola). ”Giochi di conversazione” era sinonimo di ”giochi di società, giochi da sala, giochi da salotto”; si consideravano ”giochi di conversazione” anche scacchi, dama, carte ecc. Oggi ”conversazione” significa colloquio, arte e tecnica dello stare insieme conversando, chiacchierando. Trivial Pursuit come meccanismo apparente pone quiz ed esige risposte, ma come meccanismo vero, segreto, spinge i partecipanti a dire qualcosa, ad attaccare discorso. Oggi, se non c’è qualche stimolo, la gente non è più capace di chiacchierare, spettegolare, confidarsi, raccontare storie. Trivial Pursuit serve a rompere il ghiaccio della ”folla solitaria”. Del 1983 è il film di Terry Jones con i Monthy Python, Il senso della vita , in cui un cameriere porge a due clienti, al tavolo del ristorante, delle ”carte di conversazione”, cioè menù di argomenti dei quali possono chiacchierare, presupponendosi che diversamente non saprebbero cosa dire, non aprirebbero bocca. Storia. Trivial Pursuit è stato inventato da quattro giornalisti canadesi nel 1978, cinque anni prima del Senso della vita. diffuso in Italia dal 1985. Varianti. Alcune derivazioni di Trivial Pursuit non richiedono risposte nozionistiche bensì soluzioni di problemi logici o scelte di comportamento. In quest’ultimo caso, edizioni ”per adulti” sono osé, ma le confezioni in scatola non lo dicono. bene guardare nelle scatole prima di regalarne una, o prima di coinvolgere nel gioco persone di cui non si voglia urtare il pudore o la pruderie. Alcune derivazioni di Trivial Pursuit hanno tabelloni e meccanismi complessi, che per esempio permettono a un giocatore di chiedere aiuto ad un altro, o ad altri giocatori di scommettere se l’interrogato saprà rispondere o no, se la risposta è giusta oppure no. Una compagnia affiatata, dopo un certo numero di partite, può elaborare da sé questi meccanismi. Sono stati pubblicati libri di quiz che possono servire per arricchire la dotazione di domande e risposte. Un abile capogioco può preparare da sé elenchi di domande, frammettendo eventualmente, a domande standard, asettiche, domande che riguardano personalmente i partecipanti o loro conoscenti (domande banali, o indiscrete, o osé).