Claudia Grisanti, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pag. 49, 1 gennaio 2002
Nel febbraio del 1997, dopo centinaia di tentativi, Ian Wilmut con la sua équipe del Roslin Institute, in Scozia, è riuscito a clonare una pecora, Dolly
Nel febbraio del 1997, dopo centinaia di tentativi, Ian Wilmut con la sua équipe del Roslin Institute, in Scozia, è riuscito a clonare una pecora, Dolly. Da allora è stata prodotta con questa tecnica quasi un’intera fattoria. Sono stati creati topi, mucche, capre e maiali, oltre a molte sorelle della celeberrima pecora. L’interesse verso gli animali domestici è giustificato da motivi commerciali. Si scelgono per esempio le mucche che dànno più latte e si clonano: l’intero processo costa oggi tra i 15 e i 25 mila dollari (30-50 milioni). Un’altra applicazione interessante è la mucca che produce farmaci direttamente nel suo latte. Tuttavia, per creare un animale di questo tipo passeranno almeno una decina d’anni. stata anche clonata una specie in via di estinzione: il muflone sardo, per il quale il team di Pasqualino Loi, dell’Università di Teramo, ha usato cellule uovo di pecora. Ma i tentativi non finiscono qui: i ricercatori hanno tentato di clonare un coniglio, il cui embrione non si è però sviluppato. I polli, come tutti gli uccelli, dànno molti problemi. Gli studiosi, trattandosi di animali tra i più importanti dal punto di vista commerciale, si stanno lambiccando il cervello, ma le ricerche sono parecchio indietro. Infine, per duplicare il proprio Fido o il proprio Felix bisognerà aspettare. Nel 1998 un anonimo miliardario americano ha donato 2,3 milioni di dollari alla Texas A&M University per sviluppare le tecniche necessarie. tuttavia molto difficile che riesca a riavere presto il suo Missy. Il problema dei cani infatti è che producono poche cellule uovo, considerato il loro ritmo riproduttivo particolarmente lento. La clonazione dei gatti è invece più vicina, perché sono molto più prolifici, con più cicli di ovulazione l’anno. Alcune società offrono la possibilità di prelevare e conservare frammenti di tessuto dei propri beniamini, così da avere il materiale genetico per clonarli in futuro. Il tutto al prezzo di 2 mila dollari (quattro milioni e mezzo), più una quota annuale di cento dollari. Alcuni ricercatori hanno provato a clonare delle scimmie da cellule adulte. L’embrione si è sviluppato, ma non è stato impiantato nel ventre della femmina. Nel 2000, negli Stati Uniti, è stata clonata una scimmia, chiamata Tetra. Tra i gruppi più attivi in questo campo c’è quello di Don Wolf, del Centro ricerche sui primati a Beaverton, dell’Oregon (Usa).