Eva Cantarella, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pagg. 7-11, 1 gennaio 2002
Prezzi variati, dunque: ma nessuna varietà nell’ abbigliamento. Le prostitute dovevano essere individuabili a prima vista, e dunque, indipendentemente dal livello a cui esercitavano il proprio mestiere, dovevano indossare lo stesso abito e avere lo stesso colore di capelli
Prezzi variati, dunque: ma nessuna varietà nell’ abbigliamento. Le prostitute dovevano essere individuabili a prima vista, e dunque, indipendentemente dal livello a cui esercitavano il proprio mestiere, dovevano indossare lo stesso abito e avere lo stesso colore di capelli. L’abito era la toga, una veste maschile che lasciava scoperte le ginocchia (le donne oneste invece, le matrone, portavano la stola). Il colore dei capelli era il rosso: una tintura o una parrucca. Donde il nome Rufa - ”rossa”, appunto - usato da molte come nome di battaglia, e diventato (e usato da Catullo) come sinonimo di prostituta.