La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pag. 12, 1 gennaio 2002
C’è già un piano d’emergenza, che si basa su inequivocabili segni premonitori. Si ritiene che l’eruzione sia preceduta, e accompagnata, da una crescente attività sismica, caratterizzata da frequenti scosse del 4°-5° grado della scala Richter, da vistose deformazioni del suolo e dall’abbassamento delle falde acquifere
C’è già un piano d’emergenza, che si basa su inequivocabili segni premonitori. Si ritiene che l’eruzione sia preceduta, e accompagnata, da una crescente attività sismica, caratterizzata da frequenti scosse del 4°-5° grado della scala Richter, da vistose deformazioni del suolo e dall’abbassamento delle falde acquifere. Le fonti storiche relative all’evento del 1631 riportano che i terremoti, nella fascia pedemontana, iniziarono già due settimane prima, e alcuni giorni prima dell’eruzione si abbassò il livello della falda superficiale in una vasta zona, si intorbidò l’acqua dei pozzi e si deformò il suolo nell’area attorno al cratere.
stata costruita una scala di sette gradi a rischio progressivamente crescente da 0 (nessuna attività) a 6 (eruzione in atto) tenendo conto dei segni precursori in eruzioni simili. La fase di allarme in cui è previsto lo sgombero della zona ad alto rischio corrisponde al livello 4, mentre il livello 3 è di preallarme. La popolazione evacuata verrà ospitata in comuni italiani di altre regioni, gemellati con quelli circumvesuviani.
Il Vesuvio è continuamente controllato con sofisticate strumentazioni, perciò è davvero difficile che l’eruzione non venga prevista con un adeguato anticipo. Ma è bene saperlo: non si tratta però di un mostro addomesticato.