Massimo Fini, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pagg. 22-31, 1 gennaio 2002
In principio era l’Eden: il denaro non esisteva. Per la semplice ragione che non c’era nemmeno lo scambio
In principio era l’Eden: il denaro non esisteva. Per la semplice ragione che non c’era nemmeno lo scambio. E se è possibile un’economia di scambio senza denaro, non si dà invece il contrario. Nel mondo dei cacciatori e delle raccoglitrici di cibo, in quell’evo paleolitico che va dalla comparsa dell’Homo sapiens all’8000 a.C., si viveva, per usare la definizione di Carl Bucher, all’interno di ”un’economia domestica chiusa”. Quando, col neolitico, le popolazioni da nomadi diventano stanziali (cioè si fermano in un posto invece di vagare alla ricerca di cibo), si affaccia lo scambio che però avviene solo sotto forma di dono. Il regime del dono è caratterizzato dal fatto di essere collettivo, fra tribù e tribù, clan e clan, famiglia e famiglia, e di postulare, come obbligo morale, un controdono che però non avviene nello stesso momento del dono ma dopo un certo periodo di tempo. Per migliaia di anni, durante tutto il periodo neolitico e nelle realtà tribali che han resistito fin quasi ai nostri giorni, gli uomini hanno scambiato in questa forma che escludeva a priori qualsiasi fine di lucro. Accanto a questo scambio collettivo, rituale, ne esisteva anche, ma malvisto e in posizione del tutto marginale, uno individuale che era ammesso purché si svolgesse nella forma del baratto puro senza badare al valore degli oggetti scambiati (io ti do una cosa che ho, in cambio di una che non ho) e quindi anch’esse senza lucro.