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 2002  gennaio 01 Martedì calendario

Tuttavia col sistema delle equivalenze siamo ormai molto vicini al denaro vero e proprio. Diversamente dal ”baratto puro” la cosa non ha più solo un valore in sé, determinato dall’utilità che ne ricavo, ma ha un certo valore precisato non solo dal valore dell’oggetto che ricevo in corrispettivo ma da un parametro ”terzo” e generale, cioè dal raffronto con tutti gli altri oggetti teoricamente scambiabili

Tuttavia col sistema delle equivalenze siamo ormai molto vicini al denaro vero e proprio. Diversamente dal ”baratto puro” la cosa non ha più solo un valore in sé, determinato dall’utilità che ne ricavo, ma ha un certo valore precisato non solo dal valore dell’oggetto che ricevo in corrispettivo ma da un parametro ”terzo” e generale, cioè dal raffronto con tutti gli altri oggetti teoricamente scambiabili. Questo ”terzo” è la moneta come misura di valore, che è già denaro anche se gravemente monco perché gli manca la funzione di intermediario nello scambio, mentre quello di deposito di ricchezza e di mezzo di pagamento sono affidate ad altri e diversi beni. Inoltre già dall’epoca degli antichi Imperi orientali il denaro si era manifestato, sia pure in termini molto vaghi, nelle sue forme più astratte e pure: quelle del segno e del credito. Quando, per esempio, un funzionario dei magazzini imperiali, che avevano il compito di redistribuire la ricchezza in un sistema sostanzialmente comunistico come era quello, registrano nei loro libri un debito o un credito creano, in realtà, denaro. Il denaro infatti raggiunge la sua perfezione e la sua purezza quanto più si smaterializza. Perché il denaro in quanto tale non esiste, è un’astrazione, una logica, una parte della nostra mente. In qualsiasi forma si presenti (moneta-merce, oro, monete metalliche, cartamoneta, banconote, azioni, obbligazioni, Bot, registrazioni in conto corrente, impulsi elettronici, tacca con cui il barista segna che gli devo un caffè) è sempre una promessa. Chi detiene del denaro è in possesso di una promessa che qualcuno, per il momento indefinito, farà qualcosa per lui (gli fornirà una merce, un servizio, dell’altro denaro, eccetera).Seguendo Schumpeter il denaro, nella sua essenza, è sempre un credito, un credito che, a differenza del credito propriamente detto, è verso ignoti.