Massimo Fini, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pagg. 22-31, 1 gennaio 2002
Il collasso dell’Impero, e delle sue raffinate strutture giuridiche, sotto l’incalzare delle invasioni barbariche costringe la gente a lasciare le città e a rifugiarsi, poiché non c’è più nessuna autorità che può garantire l’incolumità, presso i monasteri e presso le poche grandi villae dei possidenti rimaste in piedi
Il collasso dell’Impero, e delle sue raffinate strutture giuridiche, sotto l’incalzare delle invasioni barbariche costringe la gente a lasciare le città e a rifugiarsi, poiché non c’è più nessuna autorità che può garantire l’incolumità, presso i monasteri e presso le poche grandi villae dei possidenti rimaste in piedi. Nascono il feudo e l’economia curtense che si caratterizza per un ritorno all’autoproduzione, all’autoconsumo, all’autosufficienza e allo scambio in natura, merce contro merce o servizi. Il denaro è ancora usato nella sua funzione di misura del valore per facilitare questi scambi nella forma del baratto. Dopo l’anno Mille, attenuatasi la minaccia delle invasioni barbariche e degli arabi, si assiste a una prima, timida rinascita della città, che si fa consistente nel XII e nel XIII secolo con l’affermarsi in Italia dei Comuni e in Europa di alcuni grandi centri. E la città, che per definizione non è autosufficiente, vuol dire il ritorno del denaro. Si formano due economie parallele: quella cittadina, monetaria, e quella della campagna che resta naturale. La separazione non è assoluta. A parte il fatto, strutturale, che la sostanziale autosufficienza non lo stimola ad usare il denaro, anche il contadino europeo, come già la plebe di Roma e della Grecia antiche, conserverà sempre una grande diffidenza per l’economia monetaria. A metà del Settecento, nel 1751, un economista attendibile come Ferdinando Galliani scrive: «I contadini, che costituiscono i tre quarti del nostro popolo, non regolano la decima parte dei loro consumi in denaro contante». Per tutto il Medioevo e ben dentro il XVIII secolo l’economia monetaria resta quindi largamente minoritaria. però proprio nel basso Medioevo che fanno il loro ingresso delle novità che avranno un’importanza decisiva nello sviluppo successivo del denaro. La prima, e determinante, è l’affermazione del mercante. Fino ad allora il mercante, per quanto ricco potesse essere, aveva occupato uno degli ultimi gradini della scala sociale. Era profondamente disprezzato. Presso tutte le culture preindustriali, d’Occidente e d’Oriente, si è sempre pensato che ci fosse qualcosa di marcio e di meschino nel comprare e vendere oggetti a fini di guadagno. L’attività del mercante era sentita come qualcosa di immorale.