Massimo Fini, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pagg. 22-31, 1 gennaio 2002
Dall’attività del mercante germogliano poi due istituti che daranno ulteriore sviluppo al denaro
Dall’attività del mercante germogliano poi due istituti che daranno ulteriore sviluppo al denaro. Una è la lettera di cambio, la prima forma di cartamoneta, una moneta cioè priva, esplicitamente, di qualsiasi valore intrinseco, nemmeno immaginario. Una moneta, come si dice, fiduciaria, basata sulla fiducia. La lettera di cambio nasce dall’esigenza di trasferire denaro in luoghi lontani senza doverlo trasportare materialmente, con i relativi rischi. C’è un mercante, poniamo, di Firenze che è in affari con un suo collega, poniamo, di Bruges. Il mercante fiorentino deve pagare un terzo soggetto a Bruges. Cosa fa? Spedisce a costui una lettera il cui contenuto è la richiesta al mercante di Bruges di saldare in vece sua il debito («E per me pagherete al latore della presente...» è la formula di rito). Per riprendersi i quattrini il mercante di Bruges chiede al collega fiorentino di fare un’operazione analoga, oppure sconta la somma in un altro affare che ha con lui. La lettera di cambio può essere triangolare, quadrangolare, eccetera, può essere cioè ceduta a terzi e da questi ad altri ancora e costituisce quindi la prima forma di circolante in cartamoneta. Il più antico esempio conosciuto è del 1155, ed è contenuto in un documento genovese, ma si tratta di un’eccezione. La lettera di cambio è ben documentata solo a partire dal Trecento. Con la lettera di cambio si comincia a speculare in senso finanziario, a comprare denaro con altro denaro, si comincia a ”scontare”: se chi è in possesso della lettera ha bisogno di liquidità gli si compra la lettera a un prezzo inferiore. Nasce anche il primo mercato finanziario: la Fiera di Besançon, nel 1535, dove si traffica esclusivamente a lettere di cambio. Queste Fiere di cambio fungono anche da camere di compensazione molto simili alle moderne clearing houses.