Massimo Fini, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pagg. 22-31, 1 gennaio 2002
Quello che prima era un produttore, il contadino, che viveva del suo sulla terra, diventa un consumatore e un salariato che per procurarsi i beni di sussistenza ha solo il denaro scambiato con la sua forza-lavoro
Quello che prima era un produttore, il contadino, che viveva del suo sulla terra, diventa un consumatore e un salariato che per procurarsi i beni di sussistenza ha solo il denaro scambiato con la sua forza-lavoro. Non solo. Con l’industrialismo il mercato è invaso da un’immensa e variegata quantità di beni e a questo punto il bisogno dell’individuo di procurarsi denaro diventa totale: se prima gli era necessario soltanto per la sussistenza, e per quella parte di sussistenza che non riusciva a procacciarsi direttamente, adesso per tutto ci vuole il denaro. Ma se con l’industrialismo il denaro è indispensabile a valle del ciclo produttivo, ancor più lo è a monte. I macchinari complessi propri dell’industria vogliono infatti previsioni e investimenti a lungo e a lunghissimo termine che possono essere calcolati e fatti solo con capitale monetario. Inoltre, come nota Simmel, il denaro è indispensabile alla tecnica perché è il veicolo che congiunge tutte le tecniche «senza il quale le singole tecniche della nostra civiltà non potrebbero sussistere, esso le intreccia come il mezzo dei mezzi, come la tecnica più generale». Per poter circolare più liberamente e rapidamente il denaro si avvale di un’invenzione rivoluzionaria che Adam Smith ed Henry Thornthon paragonarono alle maggiori innovazioni tecnologiche della Rivoluzione industriale: la banconota. Con la banconota infatti il denaro si emancipa da qualsiasi valore intrinseco, si pone definitivamente come oggetto a sé stante, come merce totalmente indipendente dalle altre, e inizia un processo di progressivo distacco dalla materia che lo porterà a ricongiungersi, depurato di ogni equivoco, con la sua natura mentale e ideale.