Massimo Fini, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pagg. 22-31, 1 gennaio 2002
La banconota fa la sua apparizione alla fine del XVII secolo in contemporanea con la nascita della Banca d’Inghilterra (1694)
La banconota fa la sua apparizione alla fine del XVII secolo in contemporanea con la nascita della Banca d’Inghilterra (1694). Già da tempo i banchieri usavano rilasciare come controvalore delle monete metalliche e dei preziosi loro affidati dei certificati di deposito, cioè dei biglietti che erano trasferibili a terzi. I più noti sono i goldsmiths note, più tardi chiamati banker’s note. Ma fra i certificati di deposito (o le lettere di cambio o i titoli del debito pubblico) e la banconota c’è un salto di qualità: la girata dei certificati di deposito, delle lettere di cambio, dei titoli, può essere rifiutata, la banconota, emessa dalla Banca d’Inghilterra, no, ha cioè corso legale. Il sistema fu adottato, più o meno rapidamente, da tutti i Paesi europei. La Banca di emissione è obbligata a convertire le banconote in monete metalliche, in oro e argento, a chiunque ne faccia richiesta. Da qui la scritta, che appare ancor oggi, del tutto incongrua, sulle nostre monete cartacee:«pagabili a vista al portatore».