Massimo Fini, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pagg. 22-31, 1 gennaio 2002
Poiché però le Banche centrali, contando sul calcolo delle probabilità, presero a emettere banconote in misura di gran lunga superiore alle loro riserve in oro e argento, il primo periodo delle Banche di emissione è caratterizzato da una serie di clamorosi crack le cui conseguenze ricaddero sui possessori delle banconote che videro, spesso da un giorno all’altro, polverizzarsi il loro capitale
Poiché però le Banche centrali, contando sul calcolo delle probabilità, presero a emettere banconote in misura di gran lunga superiore alle loro riserve in oro e argento, il primo periodo delle Banche di emissione è caratterizzato da una serie di clamorosi crack le cui conseguenze ricaddero sui possessori delle banconote che videro, spesso da un giorno all’altro, polverizzarsi il loro capitale. Ma con la banconota siamo appena agli inizi della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Molto più efficaci, in questo senso, della Banca di emissione sono le Banche ordinarie il cui sistema si sviluppa enormemente nell’800 per sovvenire alle esigenze delle imprese industriali. La Banca ordinaria è un formidabile fabbricante di denaro attraverso la creazione di quella che viene comunemente chiamata la ”quasi moneta”: assegni, depositi, trasferimenti di partite fra clienti della stessa banca, compensazioni fra banche, benefici, interessi, carte di credito. Ma il modo più consueto, e più rilevante, con cui la Banca crea denaro è di fare prestiti o aprire crediti che è poi la sua funzione principale. Ecco quindi innescato un formidabile moltiplicatore di denaro, anche se in questa attività la Banca incontra un limite costituito dal fondo di riserva che per legge deve tenere (riserva legale) e che nei paesi industrializzati è nell’ordine del 20%.