Stefano Nicolini, La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pagg. 106-111, 1 gennaio 2002
Il 29 giugno del 2000 una clamorosa notizia fa il giro del mondo. La pubblica anche un noto quotidiano italiano
Il 29 giugno del 2000 una clamorosa notizia fa il giro del mondo. La pubblica anche un noto quotidiano italiano. Non lontano dalla base argentina Vicecomodoro Marambio, sul mare di Weddell, è stata avvistata da un aereo una colonia di 2.400 esemplari di pinguini imperatore alti come un uomo, 170 centimetri invece dei 115 raggiunti normalmente da questa specie, Aptenodytes forsteri. L’informazione, diffusa dal comandante della suddetta base, il quale non è un ricercatore bensì un militare, risulterà assolutamente priva di fondamento. Nel 1902, nell’isola di Seymour nel mare di Weddell, la spedizione svedese Nordenskjld rinvenne realmente le ossa di un pinguino alto 170 centimetri. In vita sarebbe pesato 200 chilogrammi. Si tratta del più grande di questi uccelli che sia mai stato scoperto. Al 12 ottobre di quello stesso anno risale il primo avvistamento di un pinguino imperatore vivo e vegeto. Delle diciassette specie esistenti di questi uccelli, apparse sulla Terra da almeno 40 milioni di anni, soltanto due raggiungono la calotta polare antartica: i piccoli Adelia, Pygoscelis Adeliae, e l’Aptenodytes forsteri. quest’ultimo il vero signore del continente bianco, l’unico animale capace di riprodurvisi durante il rigidissimo inverno australe. A oggi dei dieci milioni di pinguini che raggiungono l’Antartide, la popolazione degli imperatore non supera le 195.000 coppie, divise in poco più di quaranta colonie sparpagliate lungo la fascia costiera della regione polare, tra il 66° e il 78° latitudine sud.