La Macchina del Tempo, n. 1 gennaio 2002 pag. 141, 1 gennaio 2002
I primi scarsi documenti che descrivono il nostro universo hanno almeno cinquemila anni. Sono tavolette di terracotta scritte nel codice cuneiforme dei Sumeri e provenienti dalla Mesopotamia
I primi scarsi documenti che descrivono il nostro universo hanno almeno cinquemila anni. Sono tavolette di terracotta scritte nel codice cuneiforme dei Sumeri e provenienti dalla Mesopotamia. Anche i Babilonesi avevano molte conoscenze: sapevano predire con approssimazione più che accettabile eclissi di Sole e di Luna, e cercavano di collegare le grandi questioni della nazione al moto degli astri. A questo proposito, Lucio Russo, che insegna all’Università di Tor Vergata di Roma, (la ”Macchina del Tempo” lo ha intervistato nel numero 11) ha pubblicato un libro di fondamentale importanza: La rivoluzione dimenticata, nel quale dimostra che la nascita della scienza va retrodatata di più di duemila anni. Euclide e Archimede, i soli nomi che oggi si ricordano, non furono precursori isolati, ma punte di spicco di una vasta schiera di scienziati molto raffinati. Il periodo alessandrino, (dal IV al I sec. a.C.) fu ricchissimo di studi: Eratostene calcolò la lunghezza del meridiano terrestre e sviluppò le misurazioni astronomiche; Metone e Ipparco definirono la lunghezza precisa dell’anno e la corrispondenza dei cicli della Luna con quelli del Sole; sempre Ipparco fece un primo elenco delle costellazioni e pose le fondamenta della geometria astronomica; Aristarco invece calcolò il rapporto fra la distanza Terra-Luna e quella Terra-Sole. Non solo, fu proprio lui a proporre la prima timida ipotesi eliocentrica. Ma come mai questo ricco passato è andato perso? Colpa dei Romani, che badavano soprattutto ai fatti pratici della vita, tanto che molti ragionamenti filosofici furono messi in soffitta.