Pier Paolo Pasolini, ìRagazzi di vitaî, Garzanti, 7 febbraio 2002
Ricordi. «Tra Ponte Sisto e Ponte Garibaldi, non passava più quasi nessuno, e il Riccetto invece si ricordava di quand’era ragazzino, subito dopo finita la guerra, quello che succedeva lì: lungo la spalletta, seduti come lui adesso, ce n’erano almeno venti, di giovincelli, pronti a vendersi al primo venuto; e i frsoci passavano a frotte, cantando e ballando, pelati e ossigenati, ancora giovani giovani, oppure anziani, ma tutti facendo i pazzi, non pensando per niente alla gente che passava a piedi o dentro le circolari, chiamandosi forte per nome: "Wanda, Bolero! Ferroviera! Mistinguette!", come si vedevano da lontano, correndosi incontro e baciandosi delicatamente sulle guance, come fanno le donne per non rovinarsi il trucco: e quando si radunavano tutti assieme, davanti ai maschi che appioppati contro la spalletta guardavano facendo i grevi, si mettevano a ballare, chi accennando un pezzo di danza classica, chi facendo il cancan, e folleggiando a quel modo lanciavano di tanto in tanto il grido: "Siamo libere! Siamo Libere!"»
Ricordi. «Tra Ponte Sisto e Ponte Garibaldi, non passava più quasi nessuno, e il Riccetto invece si ricordava di quand’era ragazzino, subito dopo finita la guerra, quello che succedeva lì: lungo la spalletta, seduti come lui adesso, ce n’erano almeno venti, di giovincelli, pronti a vendersi al primo venuto; e i frsoci passavano a frotte, cantando e ballando, pelati e ossigenati, ancora giovani giovani, oppure anziani, ma tutti facendo i pazzi, non pensando per niente alla gente che passava a piedi o dentro le circolari, chiamandosi forte per nome: "Wanda, Bolero! Ferroviera! Mistinguette!", come si vedevano da lontano, correndosi incontro e baciandosi delicatamente sulle guance, come fanno le donne per non rovinarsi il trucco: e quando si radunavano tutti assieme, davanti ai maschi che appioppati contro la spalletta guardavano facendo i grevi, si mettevano a ballare, chi accennando un pezzo di danza classica, chi facendo il cancan, e folleggiando a quel modo lanciavano di tanto in tanto il grido: "Siamo libere! Siamo Libere!"».