"Enciclopedia delle religioni", Garzanti, 7 febbraio 2002
Buddhisti. Alla sua morte, avvenuta a ottanta anni, nel 483 a. C., il principe Siddharta, ovvero Buddha (’il risvegliato”, in sanscrito), non nominò eredi, disse ai suoi discepoli di basarsi sullo studio della sua dottrina
Buddhisti. Alla sua morte, avvenuta a ottanta anni, nel 483 a. C., il principe Siddharta, ovvero Buddha (’il risvegliato”, in sanscrito), non nominò eredi, disse ai suoi discepoli di basarsi sullo studio della sua dottrina. Che si basava sul alcuni comandamenti (non uccidere, non rubare eccetera) e sul principio del giusto mezzo. Cioè se da un lato sono i desideri a causare l’infelicità dell’uomo, perché non si realizzano, dall’altro lato non bisogna nemmeno rinunciare a tutto. Nella dottrina buddhista non c’è un dio particolare, ma uno stadio di perfezione e felicità, il nirvana, che si può raggiungere al termine del ciclo di reincarnazioni. I seguaci si sono subito divisi sull’interpretazione della dottrina e hanno dato vita a varie correnti (Buddhismo Hinayana, Mahayana, Zen eccetera). Una di queste è il buddhismo tibetano, il cui massimo esponente è il Dalai Lama.