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 2002  febbraio 08 Venerdì calendario

ABBIO Alessandro

ABBIO Alessandro Racconigi (Cuneo) 13 marzo 1971. Ex giocatore di basket (ritiro alla fine della stagione 2007/2008). Alto 1,93, debuttò in serie A nell’88-89 con la Ipifim Torino, dove rimase sino al ’94- 95, quando firmò con la Virtus Bologna. Nell’aprile 2002 passò al Pamesa Valencia, poi Livorno e Firenze. Con la Virtus vinse vinto l’Eurolega nel 1998 e nel 2001, tre scudetti (1995, 1998 e 2001), quattro coppe Italia (1997, 1999, 2001, 2002). In azzurro conquistò l’oro agli Europei del ’99 e l’argento a quelli del ’97, disputando in totale 140 partite e realizzando 1008 punti • «In arte “Picchio” per un naso un po’ importante e la camminata ciondoloni [...] cresciuto in Piemonte, ovvero in una zona considerata cestisticamente depressa già prima che la storica Auxilium Torino scomparisse dagli orizzonti della serie A, esploso più per azzardo che per ferrea convinzione di chi lo ha scoperto. [...] Cresciuto a Bra, nota più per essere l’epicentro del mangiar lento e con gusto che per trascorsi sportivi. La sua passione era il calcio, in un ruolo che ha molto a che fare con il basket: il portiere. [...] “Da piccolo, però ero un po’ debole, sempre malaticcio, e sotto la pioggia, che dalle mie parti è perenne, passavo da un raffreddore all’altro. Anche per questo, a 8 anni, ho cominciato a giocare a basket: per stare più al coperto. E a un certo punto ho fatto una scelta”. [...] Sembrava fosse fatto di gommapiuma. Saltava più di tutti (a 16 anni è anche arrivato ottavo nel salto in alto ai campionati studenteschi, con un fosbury mai provato da 1,91 cm) e con un corpo snodabile. Il basket per lui era sinonimo d’America e il fatto che il suo primo allenatore fosse Frank Valenti, ex folletto italo-americano della Saclà Asti, era solo un segno del destino. “Lo vedevo giocare e mi sembrava di un altro pianeta. Palleggiava benissimo, tirava da fuori, sapeva passare il pallone ed era forte in difesa. Mi dissi: cavolo un giorno vorrei diventare bravo come lui”. [...] Fu comprato da Bologna nel 1993, ma più per farne un uomo mercato che per reali convinzioni sulle sue qualità di uomo squadra. Non a caso fu lasciato maturare per un’altra stagione a Torino. [...] Era il re del contropiede e uno specialista nell’uno contro uno. Aveva insomma gambe straordinarie e tanto estro. Dicevano però che non gli piacesse difendere. [...] Alberto Bucci volle rischiare: “È un giocatore che fa parte del basket del 2000. Ha enorme talento e incredibile forza fisica. In più, quando è in aria, sa trovare un perfetto equilibrio. Sarà uno dei protagonisti fondamentali del movimento italiano degli anni Novanta” disse. Vaticinio perfetto, ma la trasformazione non è stata così facile e rapida. Da grande solista quale era stato, doveva accettare la panchina. [...] “Una prospettiva come questa non mi ha mai spaventato. Ho un carattere tignoso, che derivo dalle mie origini piemontesi, ma anche dall’educazione che ho avuto in famiglia. Mio padre e mia madre hanno sempre lavorato durissimo per farmi andare avanti. Facevano entrambi i camionisti, sì anche mia madre che ho perso nell’89: una donna solidissima, con due mani grandi e forti come le mie”. [...] Negli anni si è applicato su tutto: è diventato uno specialista della difesa, ha imparato a scegliere i tiri e le penetrazioni, ha capito che si può essere importanti anche giocando solo dieci minuti, di grande qualità. [...] “Ho avuto pazienza. Perché ho capito che le opportunità che mi avrebbe offerto questa società, i programmi e soprattutto la possibilità di giocare in Europa ad altissimo livello, a Torino non le avrei mai avute. Sono cresciuto con il mito della Juventus e della sua rincorsa continua a un titolo europeo, dopo la tragedia dell’Heysel. Ho sempre avuto in testa di finire in una squadra così e la Virtus, al di là dei colori in comune, ha lo stesso effetto psicologico della Juventus. [...] Il mio modello era Magic Johnson, un giocatore atipico, con grandi mezzi fisici e un talento per l’attacco. [...] Mi hanno definito prima stopper, poi libero, poi regista infine centravanti sapendomi appassionato di calcio”» (Carlo Annese, “La Gazzetta dello sport Magazine”, n. 24/1998) • «Grande antipatico, una sorta di Sebastiano Rossi o Nicola Berti del calcio. [...] “È il più affidabile, è un uomo di fiducia, quello che non molla un secondo e che fa sbagliare gli altri, quello che smonta i rivali [...] È uno che non sarà un mito ma distrugge i miti” (Bogdan Tanjevic) [...] “Picchio mi chiamò un allenatore a Torino, Dido Guerrieri, perché diceva che correndo muovevo la testa avanti e indietro proprio come fanno i picchi contro i tronchi. [...] Tiramolla è un soprannome guadagnato a Bologna perché mi muovo che sembro fatto di gomma oppure disarticolato. [...] La rissa che ho provocato in Eurolega e che ha visto mezza Italia? Ho perso la lucidità, ho sbagliato per difendere un compagno e senza colpire nessuno alle spalle, ho pagato. Mi sono vergognato, soprattutto perché se per una volta siamo finiti in televisione è stato per una scazzottatura. Ricordo un titolo di Canale 5: Eurorissa. Ma sulla stessa rete poi non ho visto EuroKinder quando un mese dopo abbiamo vinto il titolo europeo”. [...] I tifosi della Fortitudo hanno confezionato la maglietta “Io picchio Abbio”: “Ce l’ho anch’io, e mi diverto a portarla. Mi è piaciuto meno che l’abbia indossata uno dei loro giocatori durante un riscaldamento. [...] Dicono che faccio sempre finta di cascare dalle nuvole quando un arbitro mi fischia un fallo. [...] Hanno detto che gioco solo di fisico. Ehi! Sono alto 1,90 e peso 85 chili, a fare panca e pesi sono sfigatissimo, ho un ginocchio ballerino da dieci anni e mi disegnate come un Tir”. [...]» (Franco Montorro, “Guerin Sportivo” 10/11/1999).