Varie, 8 febbraio 2002
ABETE Luigi
ABETE Luigi Roma 17 febbraio 1947. Politico. Manager. Banchiere. Dal 1998 presidente della Bnl. Dal 2009 presidente dell’Assonime (l’associazione fra le società italiane per azioni) • Fratello di Giancarlo. Comincia gli studi classici dai gesuiti, si laurea in legge all’Università la Sapienza di Roma, specializzandosi sulle leggi del lavoro. Comincia a fare l’imprenditore molto giovane, trascorrendo trent’anni in fabbrica. Dal 1992 al 1996 presidente di Confindustria, dal 1991 componente del Cnel e socio dell’Ente Cassa Risparmio di Roma. Nel 1993 diventa presidente dell’Università privata romana Luiss. Dal 1996 presidente di Cinecittà • «Dice di sé che, a 50 anni, ha imparato – finalmente – a fare il presidente […] il banchiere-saggio, come è stato ribatezzato da alcuni amici […] padre beneventiano (Antonio, imprenditore di piglio austro-ungarico a dispetto dell’origine meridionale) e studi al Liceo Massimo dai gesuiti con Padre Rozzi (“il frate che mi ha fatto scoprire la filosofia”). […] Quando giocò la sua partita in Confindustria, nell’inverno 1992, era certo di perdere. Ma proprio la consapevolezza di “essere sempre sotto esame” lo spinse a moltiplicare gli sforzi agganciando, con tono suadente, big dell’economia del calibro di Leopoldo Pirelli che, fino a quel momento, gli erano quasi sconosciuti. Il giovane tipografo – come lo aveva soprannominato “la Repubblica” per ribadire il no di Carlo De Benedetti a quella candidatura troppo romana e politica – vinse e conquistò la poltronissima di viale dell’Astronomia. […] Da allora ha detto di sé pochissimo, quasi nulla della sua vita privata o della famiglia: la prima moglie Gabriella Rosito, madre dei suoi due figli Antonio e Caterina, che abitano in uno splendido appartamento di via Anapo, proprio davanti alla casa di Carlo Azegli Ciampi. […] Dopo la separazione […] si è legato all’attrice Carole André, bionda, slanciata, diventata famosa per aver interpretato la parte di Marianna, la perla di Labuan, nel Sandokan televisivo. Con Carole vive nella nuova casa di via Ronciglione, anche se i due mantengono vite apparentemente separate. Erede con i fratelli di un gruppo grafico editoriale che stampa giornali, buste e assegni per oltre 200 miliardi, parla volentieri solo di manovre finanziarie e contratti sindacali. […] La politica lo ha aiutato persino a razionalizzare il suo complicato rapporto con il cibo: “Ingrassavo perché non riuscivo a vedere chiaro dalla mia postazione confindustriale, la politica nel ’94-95 era ancora nella fase della ‘transizione’. Di sera, dopo tanti convegni e dibattiti, estenuato mi sedevo davanti alla tv e mangiavo. Gelati Magnum e Bomboniera Algida” […] Per dimagrire si è buttato nell’avventura dei Referendum: “Avevo fatto un piccolo patto con me stesso: ogni 10mila firme in più, un gelato magnum come premio […] Mangio quello che mi piace, verdura cruda con pasta e carne al sangue, bevo acqua minerale, detesto i superalcolici, adoro i dolci. La tentazione a tavola è rappresentata da un piatto di trippa alla romana” […] Ama ballare e cantare. Ha intonato Reginella nel locale di Capri […] Quando deve lanciare messaggi sentimentali sceglie un classico di Peppino di Capri come Champagne. La sua hit personale si chiude con Luigi Tenco (Lontano Lontano), ma c’è chi giura di averlo visto scatenarsi in una discoteca di Rimini al ritmo della Lambada. […] Il film del cuore è Un uomo e una donna di Claude Lelouch: “L’ho visto per la prima volta a 18 anni ed è stata una folgorazione”. […] Ai figli è legatissimo […] lui è romanista con qualche tenera concessione alla Lazio, Antonio Abete jr. è interista. […] “Una volta mi ha chiesto: Papà, perché stai in Confindustria se non ti pagano. Gli ho risposto: ci sto perché credo in quello che faccio. Gli è bastato, anche lui è un idealista, come il padre”» (Monica Setta, “Capital”, novembre 1999) • Nel 2000 si parlò a lungo di una sua candidatura a sindaco di Roma per il centrosinistra. «“La politica in quanto tale non mi ha mai esaltato. La politica delle chiacchiere e del Transatlantico. Tutta la mia storia personale e professionale è fatta invece di incarichi operativi, di ruoli dove ci sono cose da decidere e da fare, progetti da studiare e poi da realizzare” […] Dal punto di vista della cultura e della matrice politica, ha le carte in regola per correre nel centrosinistra. È un progressista, imprenditore, cultore della modernizzazione e della “società aperta” di Karl Popper, sulla quale ha battuto e ribattuto in maniera quasi ossessiva per diversi anni. È stato presidente della Confindustria trattando con i governi Amato nel ’92, e poi Ciampi, Berlusconi, Dini. La sua Confindustria è stata, come ripete lui stesso, quella delle due A: apartitica e agovernativa. Ma non ha mai imboccato derive vandeane, come a tratti è accaduto a quella di Fossa, né scorciatoie berlusconiane, come [...] quella di D’Amato. I suoi referenti politici, da allora ad oggi, sono sempre stati Prodi e Lombardi, piuttosto che Fini e Tremonti. Per questo lui si considera “omogeneo” all’area di centrosinistra, e l’area di centrosinistra lo considera a sua volta “omogeneo”. È un imprenditore, quindi allarga alla borghesia produttiva l’orizzonte della sinistra. è cattolico, quindi garantisce il centro e il rapporto con la Curia vaticana. […] Massimo D’Alema gli ha offerto un ministero, sia al suo esordio governativo sia nel suo secondo mandato, quando sulla bilancia gli aveva posto il discatero dell’Industria. Ha preferito rifiutare allora, perché “il quadro politico è ancora troppo incerto, le prospettive del centrosinistra troppo confuse e il gioco dei partiti ancora troppo forte”. […] “Il ruolo di sindaco è diverso da una poltrona da ministro - ha ragionato con i suoi interlocutori politici - un sindaco amministra davvero, governa i problemi, gestisce la città. Ha cioè un profilo quasi manageriale, che credo si addica meglio alle mie caratteristiche e alla mia storia. Un ministro, invece, che fa? Cosa gestisce? Poco o niente, semmai muore nella burocrazia...”. L’altro elemento decisivo, per lui, è Roma […] il legame forte con la capitale è determinante. Al punto che, se c’è qualche perplessità circolata in passato sul presidente della Bnl, questa nasce proprio da quella certa sua “romanità”, così visibile persino sul piano fisiognomico. Quella “romanità” che vuol dire attitudine alle mediazioni, alle relazioni col Palazzo, in qualche caso perfino un cinismo vagamente post-democristiano. Lui nega fermamente questa declinazione deteriore del suo essere romano. Può ricordare le volte, non sono state poche, in cui da presidente di Confindustria ha rotto a brutto muso con governi e sindacati, per esempio rifiutandosi di firmare l’accordo sulle pensioni ai tempi del governo Dini. […] Sfidare i pezzi da novanta, come ripete spesso, non lo spaventa. Anche qui, può ricordare qualche trascorso in Confindustria. Per esempio gli scontri con Cesare Romiti, che allora era ancora il dominus della Fiat e a viale Astronomia dettava legge quasi come oggi, e che gli rimproverava sempre di gestire Confindustria in modo troppo “politico”. Lui incassava, replicava, ma “la barra del timone non l’ho mai girata dove mi chiedeva questo o quell’altro”. Per questo, tuttora, conta parecchi nemici tra quelli che gli rimproverano un’inclinazione per le “trame” per l’appunto politiche. Le stesse che hanno spinto a individuare in lui il capo della cosiddetta “Capri-connection”, cioè quell’asse di imprenditori e frequentatori dell’isola campana e dei suoi convegni, da Della Valle a tutti gli altri, che avrebbero voluto portare Carlo Callieri al vertice di Confindustria e che invece hanno perso, spazzati via da Romiti e dai “berluschini” del Nordest, che hanno preferito il ben più ruvido D’Amato. […] Si è battuto nel comitato promotore dei referendum per il maggioritario, insieme ai Segni e ai Barbera. Guarda quindi con un po’ di pena alle contorsioni neoproporzionalistiche che agitano i poli» (Massimo Giannini, “la Repubblica” 26/6/2001).