Varie, 8 febbraio 2002
ADORNATO Ferdinando
ADORNATO Ferdinando Polistena (Reggio Calabria) 11 maggio 1954. Giornalista. Politico. Scrittore. Dopo aver lavorato come caporedattore all’’Espresso” e a ”Panorama”, ha fondato e diretto ”Liberal”. Già nel Pci, eletto alla Camera nel 1994 (Alleanza Democratica), 2001, 2006 (Forza Italia), 2008 (Udc) • «Un circumnavigatore della politica: a sinistra faceva il destro, a destra il sinistro» (’L’Espresso”, 22/3/2001) • «Il giornalista che ha per nome un gerundio e per cognome un participio» (Massimo Gramellini) • «Era il 1968, vedevo tutti questi matti che facevano un gran casino, non capivo. Non capivo. Tendenzialmente ero restio a mischiarmi. Poi, un giorno, al preside del Visconti scappò una bestemmia: ”Porco…”. Mi diede molto fastidio. Cominciai a frequentare questi pazzi. Non avevo la minima idea dei fatti reali [...] Colpa mia se ero incosciente. Non posso negare di essere stato comunista. Ho imparato molto nel Pci. Il senso del dovere, il valore della lettura…Ho imparato lì perfino ciò che poi mi ha spinto ad abbandonare il partito: l’importanza della libertà [...] Mi dipingono come un traffichino, dicono che sto vicino al potere ma semmai ho il difetto opposto: sono un Don Chisciotte [...] Il nostro è come il mondo del cinema. Pieno di vecchie star invidiose. Ci si trova la sera a cena: Oh, caro, che bel pezzo! Poi si gira: Che schifo!» (Gian Antonio Stella, ”Sette” n.14/1998) • «Un po’ stempiato, barba ben curata e pregiata pipa Castelli nel taschino [...] è persona di cui si parla spesso: nei giornali, nelle case editrici, nei palazzi del potere, in qualche salotto di Roma. Da giovane, quando sfoggiava baffi alla Stalin e sciarpe rosse al collo, fu iscritto al Pci: simpatizzava per Pietro Ingrao, nume degli intellettuali di sinistra, e nelle manifestazioni di protesta contro gli Stati Uniti strillava: ”Nixon boia” [...] come molti comunisti duri e puri, ha criticato il cambio del nome del suo partito [...] Poi si è adeguato, e nel 1994 è diventato onorevole grazie al Pds. Ora si proclama liberal, come il suo giornale. Anzi, dice di esserlo sempre stato: ”Solo che non lo sapevo”, chiarisce [...] Possiede un casale nel grossetano [...] Guida, da spericolato [...]. Gli attribuiscono tre passioni: il ping pong, i peperoncini sott’olio e la Juventus [...] A Sottovoce, trasmissione notturna di Gigi Marzullo, ha confidato che da un po’ crede in Dio [...] e si commuove sino alle lacrime se vede un film d’amore. Quando parla, e parla molto, il suo eloquio pacato, elegante e fluviale, agguanta, coinvolge, seduce. Le donne che frequenta affermano che ha uno sguardo intrigante. Piace al cardinale Camillo Ruini [...] stato a lungo uno dei favoriti di Eugenio Scalfari [...] Di Adornato ce ne sono cinque. Anzitutto il giornalista di lungo corso, colto e prolifico. La sua firma è apparsa per la prima volta su ”Città futura”, settimanale della Federazione giovanile comunista [...] Oltre che fondatore, ne è stato direttore [...] Chi ha lavorato con lui, allora ventitreenne, ricorda che ne fece un giornale graficamente vivace [...] ma gonfio di estenuanti dibattiti e riflessioni soporifere [...] Uscito dai giornali di partito, ha fatto tappa per un anno a ”Panorama” [...] uno ”schioppettante” capo della Cultura [...] Poi, con lo stesso incarico, ha lavorato a ”L’Espresso” [...] Su ”Repubblica” ha scritto editoriali per parecchi anni [...] Infine, nel 1995, si è messo in proprio fondando ”Liberal” mensile, via di mezzo fra un pensatotio elitario, un salotto mondano e un gruppo di pressione [...] Poi c’è l’Adornato politico. Inventore d’Alleanza democratica, movimento progettato nell’autunno 1992 con l’obiettivo di assorbire tutti i partiti della sinistra riformatrice e governare l’Italia bipolare del Duemila [...] Fra i suoi estimatori non c’è Massimo D’Alema [...] ha dichiarato che le sue idee politiche mostravano l’ingenuità dei disegni dei bambini di otto anni [...] L’Adornato numero quattro è l’autore di alcuni saggi di strategia politica, scritti in un politichese insaporito da una salsina di slogan, massime, aforismi, citazioni, proverbi cinesi, vocaboli inglesi ed espressioni futuriste [...] C’è infine un Adornato convegnista, promotore di convention sovvenzionate da amici industriali [...] Qui è insuperabile: sceglie luoghi suggestivi senza badare a spese [...] Com’è in definitiva? Forse ha ragione Giorgio La Malfa: ”Un po’ ambiguo, ma intelligente. Ha anche una certa finezza di scrittura: alcune sue cosine sono buone [...] uno Scalfari in piccolo. Non va sottovalutato. Ma, intendiamoci, neppure sopravvalutato”» (Guido Quaranta, ”L’Espresso’ 5/3/1998) • «Va bene Colletti, che ha mollato il marxismo nel nome di un superscetticismo perfino affascinante, per quanto era antiidealista. Ma lui, uscito da una retorica per entrare dritto filato in quella dirimpetto? E senza neanche qualche annetto di decompressione, magari di espiazione? La sua orazione bellica, giudizioso compendio di tutti i motivi e anche i motivetti per i quali ”noi non possiamo non dirci americani”, è stata recitata con gli occhi rivolti specialmente ai suoi ex compagni. Secondo quella strategia omeopatica, di gran successo, che vede gli ex comunisti calcare la mano, sempre, sui vizi veri e presunti del proprio ceppo originario» (Michele Serra, ”la Repubblica” 9/11/2001) • «Guido Quaranta, dell’’Espresso”, gli ha dato la medaglia d’oro nel triplo salto mortale per come era partito dall’’Unità” per approdare al giornale. Massimo Gramellini, della ”Stampa”, ha ricordato di aver perso il suo saluto dopo aver raccontato i suoi molteplici passaggi politici (Adornato come Picasso: il periodo blu, il periodo rosso, il verde) [...] Barbara Palombelli ha rincarato la dose, nominandolo ”re dei voltagabbana” e spiegando che ”aveva lucrato sia con la sinistra che con la destra”[...] ”Ero in un partito che andava da Cacciari a Cossutta e che era composto di tre aree: una comunista ortodossa, una social democratica e una democratico radicale. Io facevo parte della terza. [...] Piano piano ho cominciato a scoprire che mi avevano raccontato un sacco di menzogne [...] Perché mi ero fatto imbrogliare? Ci ho messo dieci anni a voltar gabbana, e nel 1989, prima della caduta del Muro di Berlino, ho scritto Oltre la sinistra. Dice: ”Ma quanto sei intelligente…”. ”Sì, sono intelligente”. Un libro che si chiama Oltre la sinistra! Massimo D’Alema mi mandò un biglietto: ”Caro Adornato, oltre la sinistra c’è solo la destra”. Aveva ragione D’Alema [...] Fui l’unico nella sinistra a votare contro il governo Dini, ribaltonista. E mi fecero nero [...] Vorrei concludere la questione del voltagabbana con una bella frase di Churchill: ”Ci sono uomini che cambiano idea per amore del loro partito e uomini che cambiano partito per amore delle proprie idee”. Qual è il voltagabbana? Io penso il primo [...] Avevo 14 anni. Ero in quarta ginnasio al Visconti quando scoppiò il ”68. All’inizio non ero molto convinto. Ma cominciai ad andare alle assemblee. E un giorno per far vedere ai miei compagni che ero un uomo presi il coraggio e mi iscrissi al Pci. Quando glielo dissi si arrabbiarono. ”Che hai fatto! Noi stiamo passando tutti al ”manifesto’!”. E io: ”Manifesto? Che è il manifesto?’. Ero un pivellino [...] Arrivai in segreteria nazionale della Figc. Segretario era D’Alema. C’era Fassino. E a Roma Veltroni [...] Li sentivo più capaci di me. Invidiavo la loro capacità di ingoiare rospi. Oggi mi sento di gran lunga superiore a loro. Quei rospi non andavano ingoiati [...] Non poter esprimere il proprio pensiero, vedere le ipocrisie e non poter fare niente. Io pensavo fossero rospi, loro che fosse pastasciutta”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 29/2001) • Nel 2008 ha lasciato Forza Italia per l’Udc: «[...] Me ne sono andato perché già dopo San Babila e la ”rivoluzione del predellino”, avvertivo questo scostamento dall’asse cattolico-liberale di cui oggi sono in tanti ad accorgersi [...]» (Ugo Magri, ”La Stampa” 26/5/2008). «[...] mancata mezz’ala del Milan (giocava nella Boreale ma non si presentò al provino) [...] ”[...] Quando, sui giornali, leggo ”ex comunista’ è come se mi dicessero ”ex adolescente’... Non lo sopporto [...] io credo solo in Gesù Cristo. Non so se fosse il figlio di Dio. Ciò di cui sono però certissimo è che tutti gli insegnamenti che Cristo ci ha lasciato, sono quelli cui io cerco di corrispondere [...]”» (Fabrizio Roncone, ”Corriere della Sera” 13/4/2008).