Varie, 8 febbraio 2002
ADORNI Vittorio
ADORNI Vittorio Parma 14 novembre 1937. Ex ciclista. Vincitore del Giro d’Italia 1965 (secondo nel 1963 dietro Balmamion e nel 1968 dietro Merckx), conquistò in tutto 11 tappe e fu 19 volte maglia rosa. Campione del mondo nel 1968 a Imola (medaglia d’argento nel 1964 dietro a Janssen): «Quella mattina mi svegliai bene. Non so dire perché o come mi sentissi, ma era uno di quei giorni che ti svegli e sai che ti deve capitare qualcosa di bello. Quando incontrai mia moglie, alla partenza, le dissi: “Saluta il campione del mondo, perché oggi vinco io” [...] Pronti via, scatta un gruppetto di una trentina di corridori con dentro tutti i più importanti. C’erano Merckx, Gimondi, ognuno con qualche gregario. La corsa a quel punto sembrava finita. Nessuna delle squadre grosse aveva più interesse a lavorare per annullare la fuga. Mi sentivo in trappola e non potevo fare nulla per uscirne. Ho cominciato allora a studiare bene la situazione [...] Mi sono accorto che i francesi erano rimasti tagliati fuori [...] Così ho cercato Anquetil, con il quale avevo ottimi rapporti d’amicizia. L’ho chiamato e gli ho detto: “Jacques, davanti non c’è nessun francese…” convinto di provocare in lui una reazione di orgoglio [...] Lui mi guarda, sorride e mi risponde: “Chi se ne frega!”. Sulle prime sono rimasto come un cretino. Poi lui mi ha sorriso e mi ha chiesto cosa volevo che facesse. Io gli ho detto che la corsa era praticamente finita se non si faceva qualcosa per chiudere il buco. Lui ha capito la mia richiesta d’aiuto. Ha chiamato i suoi a raccolta e li ha messi a tirare sulla salita [...] li abbiamo presi [...] Ad un certo punto incrocio lo sguardo di Van Looy che era sul bordo destro della strada. Ci fissiamo. Io gli faccio un cenno con la testa per invitarlo a partire. Lui scatta ed io pronto gli prendo la ruota. A noi si accodano altri corridori tra i quali il portoghese Agostinho. Il gruppo non si muove e noi andiamo via benissimo [...] Mia moglie mi fissava stupita chiedendosi cosa mai stesse succedendo [...] Il gruppo ci ha lasciato andare [...] Era molto caldo. Ma la gente lungo la strada era entusiasta. Ricordo di aver notato che si era talmente entusiasmata che parecchi che erano venuti sul circuito con i cartelli che inneggiavano a Gimondi, avevano fatto nuove scritte sul retro, cosicché io davanti leggevo “Forza Vittorio”, ma se mi voltavo indietro leggevo “Viva Gimondi” [...] Ho cominciato ad accelerare [...] L’azione è riuscita, dietro si sono demoralizzati e, praticamente, hanno mollato la presa [...] Avevo un margine di vantaggio assolutamente rassicurante, ma all’ultimo chilometro continuavo a voltarmi indietro con la paura che sbucasse qualcuno. Tagliato il traguardo [...] si scatenò il finimondo. Vincere un mondiale a cento chilometri da casa è una cosa inspiegabile. L’entusiasmo, la gioia mia e di quanti mi erano vicini era indescrivibile [...] Finalmente, a sera, potei salire in macchina con mia moglie per dirigermi a casa [...] Ma all’uscita del casello di Parma, mi trovai di nuovo risucchiato nei festeggiamenti. Tutta la mia città mi aspettava per strada» (“Bicisport”, n. 12/1998) • Nel 1965 vinse il Giro con un distacco record sul secondo, Italo Zilioli a 11’26”. «[...] Fu un Giro molto duro, specie nella fase finale [...] Ci furono anche parecchie tappe al Sud, con molte salite soprattutto in Sicilia. Poi, un trasferimento da Taormina a Milano. Vinsi la crono di Taormina arrivando al Teatro greco per primo davanti a Gimondi, che era mio compagno alla Salvarani [...] arrivai da solo a Potenza staccando tutti. Poi vinsi il tappone dolomitico da Saas Fee a Madesimo, 282 chilometri: Sempione, Furka, San Gottardo, San Bernardino, Spluga. Arrivai con 3 minuti e mezzo di vantaggio su Taccone [...] non ero un grande scattista in salita, andavo bene in crono e pedalavo più di agilità che di forza. [...]» (Paolo Di Stefano, “Corriere della Sera” 30/5/2006) • Solo altri sei ciclisti italiani hanno vinto nella loro carriera Giro d’Italia e campionato del Mondo: Fausto Coppi, Ercole Baldini, Felice Gimondi, Giuseppe Saronni, Francesco Moser, Gianni Bugno.