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 2002  febbraio 08 Venerdì calendario

AgaKhan Karim

• Ginevra (Svizzera) 13 dicembre 1936. Magnate. 49º imam (capo spirituale) di 15 milioni di musulmani ismailiti e uomo fra i più ricchi del pianeta • «Quando, nel 1957, Sultan Mohamed Sha, venerato dai musulmani ismailiti come quarantottesimo discendente di Maometto, morì nella sua villa di Versoix, vicino Ginevra, tutti si aspettavano che il successore alla guida spirituale della setta fosse il figlio Alì, giovane principe appassionato di purosangue, di auto sportive e di belle donne (tra le sue mogli una star del firmamento hollywoodiano, Rita Hayworth). Il vecchio sultano Mohamed Sha, però, forse ispirato da Allah, lasciò tutti di sasso. All’apertura del testamento, i fedeli del Profeta e i cronisti dei rotocalchi seppero che il successore designato era Karim, figlio appenà ventenne di Alì e di una nobildonna inglese. Un ragazzo schivo e riservato, educato nelle migliori scuole svizzere. Era studente ad Harvard quando lo raggiunse la notizia che il prescelto dal nonno era lui. Prese la laurea nel 1958, con una tesi in Storia medievale. Immediatamente dopo cominciò la sua vita da Aga Khan (Gran Capo), con il sostegno del padre, che non si oppose ai voleri di Sultan Mohamed Sha e, anzi, si prodigò per farli accettare alle comunità ismailitiche. Nel 1962 arrivò in Sardegna. ”Acquistai una proprietà nell’isola – raccontò in un’intervista al mensile ”Jeune Afrique” – perché volevo sfuggire alla mondanità della Costa Azzurra e ai teleobiettivi dei fotografi. Uno dei miei amici mi parlò della ”Valle dell’inferno’. Volevo un posto tranquillo. Firmai per 25 mila dollari senza nemmeno metterci piede” [...] Karim costruì non solo la sua sfarzosa dimora, ma anche ville e alberghi di lusso; con un investimento iniziale di circa 4 miliardi di franchi [...] Divenne imprenditore turistico [...] ”Mi sono gettato nell’impresa malgrado grandissime difficoltà. Sociali, innanzitutto. Niente scuole, niente medici, niente sale cinematografiche. Come si poteva pensare che ingegneri milanesi, seppure molto ben pagati, acconsentissero a lavorare in un luogo così per tutto l’anno?” [...] Nel 1985 acquistò da Orazio Bagnasco la Ciga Hotels, prestigiosa catena di alberghi a cinque stelle, compreso il Danieli di Venezia. La Ciga assorbì il Consorzio Costa Smeralda e il Principe divenne il proprietario del più grande gruppo alberghiero d’Europa. Ma con la Guerra del Golfo e la svalutazione della lira, le cose cominciarono a mettersi male. I bilanci andarono in rosso e l’imam degli ismailiti nel 1994 dovette vendere una quota di maggioranza della Ciga, un consistente 72 per cento, alla Sheraton, controllata della Starwood Hotels, leader mondiale del settore (621 alberghi nei cinque continenti). Una vera e propria multinazionale delle vacanze, che non ha mollato la presa sull’Aga Khan sino a quando non è arrivata a possedere il 100 per cento della Ciga. Il discendente del profeta ha ceduto quando la Regione Sardegna ha detto definitivamente di no al Master Plan, il progetto attraverso il quale puntava a raddoppiare la superficie già edificata nell’ex Valle de s’iferru. Un piano grandioso, degno di un principe: 2.550 miliardi di investimento, 2 milioni e 550mila metri cubi da edificare su 2.400 ettari, duemila appartamenti e undici alberghi, 17 mila posti letto, il target dell’originario progetto Costa Smeralda che si sposta dall’alto verso il basso, dalle ville e dagli alberghi esclusivi ai villaggi turistici e ai residence [...] Per realizzare il suo sogno ha combattuto una lunga guerra di posizione contro una giunta di centrosinistra [...] Aveva dalla sua un vasto fronte politico (tutto il centrodestra) e buona parte dei galluresi, per i quali, al di là delle distinzioni politiche, è un benefattore. Tanto è vero che ad Arzachena il sindaco e tutta la maggioranza di centrosinistra si sono schierati per il Master Plan contro la giunta regionale. Ma non c’è stato niente da fare. L’imam ha perso la sua guerra santa. O almeno, ha perso una battaglia della guerra santa [...] Venduto tutto, della Costa Smeralda gli è rimasta soltanto la sfarzosa residenza di Porto Cervo, ”La Cerbiatta”. Qui trascorre sempre più rari momenti di relax con la moglie Inaara (luce, in arabo), prima del matrimonio Gabriele zu Leiningen, nobildonna bavarese. Si sono sposati dopo che Karim ha divorziato da Sally Crocker-Poole, ex modella londinese che l’imam condusse a nozze nel 1969, non prima di averla convinta a convertirsi all’Islam e di averle cambiato il nome da Sally a Salima [...] ”Ognuno di noi ha il suo tempo – ha confidato ai più stretti collaboratori – la mia vocazione non è quella di fare l’imprenditore in Occidente. Continuare su questa strada mi avrebbe allontanato dal mio ruolo” [...] Abbandonato l’azzardo imprenditoriale in proprio, dal suo quartiere di Auglemont, nei dintorni di Parigi, dedica ora tutte le sue energie al Network. Così ha battezzato la costellazione di società attraverso le quali investe e fa rendere i fondi che a lui vengono fiduciosamente affidati dalle comunità d’Africa e d’Asia. Amministra banche, compagnie d’assicurazione, imprese; e continua a fare affari nel settore turistico [...] Ora, quando inaugura hotel di lusso in Tanzania, lo fa con i soldi degli ismailiti. Di suo non rischia più niente [...] La nostalgia dei vecchi tempi è fortissima [...] Galluresi favorevoli al mattone slevaggio? [...] Nei bar e nelle piazze a questa domanda rispondono tutti allo stesso modo: ”Il turismo è la nostra unica risorsa. Se ci impediscono di costruire nuove case e alberghi per noi è la fame. Abbiamo un tasso di disoccupazione del 20 per cento. Ce lo dà l’Aga Khan il lavoro o quei quattro gatti di Legambiente e del Wwf? [...] Quelli del centrosinistra hanno sempre solo detto di no, senza proporre progetti alternativi. E tanto hanno tirato la corda che il Principe si è stancato. A Karim abbiamo dato la cittadinanza onoraria quasi a scusarci”» (Costantino Cossu. ”diario” 18/5/2000).