varie, 8 febbraio 2002
ALBERTINI
ALBERTINI Gabriele Milano 6 luglio 1950. Imprenditore e politico. Laurea in giurisprudenza, dal 1974 ha guidato l’azienda paterna. Ha ricoperto cariche in Confindustria e Assolombarda, ed è stato presidente della Piccola Industria di Federmeccanica. Sindaco di Milano per due legislature, dal 1997 al 2006, da commissario straordinario ha realizzato i depuratori di Nosedo, Peschiera Borromeo e Ronchetto delle Rane. Commissario anche per la gestione del traffico, ma alla fine del suo mandato Milano continuava a segnalare più di 100 giorni di emergenza all’anno. Nel 2004 e 2009 eletto al Parlamento europeo (Fi, Pdl) • «Ma com’è grigio si diceva […] del dottor Albertini, uscito a sorpresa dal cilindro di Silvio Berlusconi su idea di Cesare Romiti. L’Albertini sbucato dalle nebbie di un opulento anonimato milanese, figlio di piccolo industriale, tutto fonderia e doppiopetto, assurto a una piccola notorietà di inflessibile dirigente confundustriale in una lunga trattativa sindacale Un sindaco dalle stimmate che più vecchia Milano non si può […] Ma sì, un sciur, anzi un dutur Brambilla,. Freddino, testardo, monocorde. Con indosso i panni dell’inflessibile duro capace d’emozionarsi soltanto davanti ai bilanci. Capace di sfidare subito il sindacato, le maestre d’asilo, persino i vigili: i mitici ”ghisa”, la corporazione potente dal privilegiato contratto intoccabile […] Quasi calvo, occhiali e sguardo severo, industrialotto: l’identikit perfetto del ”provocatore di destra” e insieme un profilo da sublimazione del ”travet”, noioso per i media e per l’opinione pubblica più esigente in fatto d’immagine. E invece […] i milanesi osservano aumentare il numero dei vigili per strada, i giardini recintati e, seppure a fatica, più puliti e sorvegliati; cantieri dappertutto; asfalto rinnovato. Assistono perfino alla privatizzazione dell’Azienda energetica municipale. E a una certa ripresa di scambio, di contatto, tra il Palazzo e la mitica società civile […] E in più, una sorpresa. Come farfalla multicolore uscita dalla grigia crisalide, il ”sciur dutur Brambilla” si sta rivelando un sindaco dalla modernità spinta, quasi temeraria secondo la milanesità più conservatrice, addirittura entusiasmante stando invece alla milanesità meno convenzionale […] Milano sta decifrando questo sindaco enigmatico ed eccentrico ma insieme semplice e diretto, che ha terremotato la macchina comunale […] introdotto incentivi legati alla produttività, tranciato privilegi […] Capace di tirar dritto e di picchiare il pugno sul tavolo, periodicamente, davanti alle resistenze e alle beghe di partito o di coalizione minaccia le dimissioni» (Vittorio Testa, ”il Venerdì” 17/7/1998). «C’è un Albertini segreto. Inedito. Lontano dall’immagine del sindaco falco- imprenditore che bastona i vigili urbani, paragona le città alle aziende e scaccia gli immigrati clandestini. un Albertini che scrive racconti in stile kafkiano, cita i testi sacri di Freud, conosce quasi a memoria i libri di Desmond Morris, cioè l’etologo che studia (e accomuna) uomini e animali. […] Prima di scegliere gli assessori, fece la perizia calligrafica: perché la scrittura ”non mente”. E neppure la ”prima impressione”. ”Quando trovo un mascalzone, magari in doppio petto, sento un dolore al cuore, un disagio fisico, quasi un inizio d’infarto. Non so se è un fatto nevrotico o una capacità sensoriale: però funziona. E quando mi sforzo di non crederci e mi affido solo alla razionalità… sbaglio sempre […] Le parole possono essere ipocrite, i gesti no. Sono spesso ancestrali e animaleschi, quasi sempre sinceri […] Sono bravissimo nelle imitazioni, forse ero il migliore del liceo: facevo il verso a Saragat e a Paolo VI”» (Venanzio Postiglione, ”Sette” n. 7/1999). «Detesto fare il sindaco, è una grande fatica e un grande disagio. Ci sono responsabilità enormi e poteri incongrui rispetto a queste responsabilità. , Non volevo farlo. Ho detto quattro volte di no e poi come si sa ho dovuto accettare […] Ora vengo riconosciuto per strada anche a New York, Buenos Aires, senza esagerare. Però nessuno mi ha mai schiaffeggiato. […] Forse sarò ricordato per le battaglie che ho vinto; di sicuro per essermi messo in mutande. La domenica prima ero stato da Dolce&Gabbana e mi avevano pregato di farmi fotografare con i olro sandali. Loro sono simpatici, semplici, venuti dal nulla, insomma un classico esempio di sucesso milanese e quindi l’ho fatto. Mi sono messo i sandali. Dopo sono andato da Valentino e Maurizio Romiti che conoscevo mi ha detto: ”Lei è andato dalla conceorrenza, quindi deve farsi fotografare anche da noi”, e così mi ha proposto un costume da bagno ed io ho preso delle mutande di cachemire. Lo so, è incredibile, di questa storia ne ha parlato anche l’’Economist” […] Sono uno scapolo fin dalla nascita e non mi voglio sposare» (Alain Elkann, ”La Stampa” 12/4/1999).