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 2002  febbraio 08 Venerdì calendario

ALBORETO

ALBORETO Michele Milano 23 dicembre 1956, Dresda (Germania) 25 aprile 2001. Pilota di Formula uno. « stato l’ultimo pilota italiano della Ferrari a vincere un Gran Premio. Enzo Ferrari non li voleva, gli italiani, sulle sue macchine, ma quella volta fece un’eccezione e, nel 1984, lo accolse a Maranello. Il Drake lo descriveva così: ”Sono note le mie simpatie per lui. un giovane che guida tanto bene, pochi errori. veloce e di bello stile: doti che mi ricordano von Trips, al quale somiglia anche nel tratto educato e serio”. morto [...] testando la sua Audi R8. In prova, come altri grandi, come Rindt, De Angelis, Gilles Villeneuve. [...] Da ragazzo lavora come magazziniere e sogna le automobili. Con l’aiuto degli amici comincia a correre nel 1977 in Formula Monza, classificandosi al terzo posto. Due anni dopo debutta nella Formula 3 italiana: secondo posto. Nel 1980 è già campione europeo della categoria, nell’81 raggiunge la Minardi in Formula 2 e vince a Misano. Grazie all’aiuto del conte Zanon, imprenditore che lo prende in simpatia, conquista un posto alla Tyrrell. In F1 esordisce a Imola con la ”010”. il 3 maggio dell’81: quel giovane di belle speranze e modi gentili si qualifica con il 13º tempo. In gara fa 23 giri, prima di ritirarsi per una collisione con Gabbiani. Con Tyrrell resta anche nell’82 e ”83: sono gli anni di Lauda, Prost, Patrese. Proprio nell’82 muore Villeneuve padre. Una Formula 1 da eroi, lontana dall’elettronica. Il 25 aprile sul circuito di Imola arriva il primo podio (terzo posto). Il 25 settembre segue la prima vittoria, a Las Vegas, davanti a Watson e Cheever. Nell’83 la seconda, ancora negli Stati Uniti, a Detroit. E poi la scommessa ”rossa”. Erano undici anni che un italiano (Arturo Merzario) non metteva le mani su un volante di Maranello. Nel 1984, in Brasile, esordisce a Rio con la rossa numero 27: prima fila nelle qualificazioni, soltanto 14 giri in gara per la rottura di un freno. Ma con la ”126 C4” fa sognare gli italiani, vincendo a Zolder il 29 aprile 1984. Una favola che si disintegra con i ritiri di Imola e Digione. I motori turbo non tengono e, a parte un sesto posto a Monaco, i guasti continuano fin oltre metà stagione. Soltanto nel finale ritrova il podio: secondo a Monza, secondo al Nürburgring. Tanto basta a rinfocolare la sfida con Alain Prost e la sua McLaren nel 1985. l’anno migliore di Alboreto. Arrivano due secondi posti in Brasile e Portogallo, un ritiro a Imola, ancora un secondo a Monaco, successo in Canada, terza piazza negli Usa e di nuovo un ritiro con la turbina in fumo in Francia; ma ecco ancora il secondo posto a Silverstone, la vittoria del Nürburgring, la terza piazza in Olanda. Il motore rotto a Monza però, segna l’inizio della parabola discendente. Mondiale svanito e altri 3 anni a Maranello, mai più con quelle speranze. Nel 1987 l’arrivo di Gerhard Berger fa scendere le sue quotazioni nel box di Maranello. Nel 1989 chiude l’avventura italiana tornando alle origini, ovvero alla Tyrrell, e poi, da metà stagione, alla Lola-Lamborghini. Negli Anni Novanta non riesce più a trovare un team competitivo: prima la Arrows, poi la Footwork, un tocco di Ferrari di nuovo nel ”93, grazie al 12 cilindri di Maranello montato sulla scadente Lola della Scuderia Italia. Quindi l’ultimo anno di Formula 1 nel 1994 alla Minardi, per pura passione, e magari anche per riconoscenza, perché è stato grazie alla Minardi di Formula 2 che nel 1981 si lancia nel circus della Formula 1. In quattordici anni conquista cinque vittorie, nove secondi posti, nove terzi; corse 194 Gran Premi, ottiene 186,5 punti mondiali, mantiene per 218 giri (927 chilometri) il comando di una gara. Aveva passione ma anche talento vero, perché senza la classe non si arriva sesti a Montecarlo al volante di una Minardi. La tragedia di Ayrton Senna gli fa guardare la Formula 1 in modo diverso. Al processo per la morte del brasiliano testimonia che non si era trattato di un incidente, ma di un cedimento meccanico. A convincerlo a lasciare è una multa rimediata nel Gp di Germania, quando i commissari lo accusano di aver provocato un incidente al primo giro. Ma non cambia idea sull’automobilismo. Passato all’Alfa Romeo, continua a girare nel campionato tedesco, nei campionati turismo, ovunque si possa andare forte lui c’è. Vince la 12 Ore di Sebring, nel ”97 la 24 Ore di Le Mans, alternandosi alla guida con lo svedese Stefan Johansson e il danese Tom Kristensen. [...] Risiedeva a Montecarlo, come tanti protagonisti della Formula 1. ”Lo so che questo è un paradiso fiscale - diceva - ma non è l’unico. Io ho deciso di trasferirmi qui per poter vivere tranquillo”» (’La Stampa”, 26/4/2001).