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 2002  febbraio 08 Venerdì calendario

Albright Madeleine

• (Marie Jana Korbelová) Praga (Repubblica Ceca) 15 maggio 1937. Politico. Ex segretario di Stato Usa (con Bill Clinton). «All´indomani della sua nomina a Segretario di Stato del presidente Bill Clinton il 5 dicembre 1996, è su un treno che la porta da Washington a New York. Prima di raggiungere Pennsylvania Station, i binari costeggiano il porto: ”Ero arrivata in quel porto mezzo secolo prima, un´emigrante praghese undicenne che guardava da sotto in su la Statua della Libertà. Quella ragazzina stava per diventare il sessantaquattresimo Segretario di Stato e la donna di più alto rango nella storia degli Stati Uniti”. Così nell´autobiografia Madlenka diventata Madeleine rievoca la data più importante della sua vita. Non è stata il solo segretario di Stato nato in un altro Paese: Henry Kissinger condivide con lei questa eccezionalità. Ma è stata l´unica donna. La sua è l´ennesima versione del sogno americano, un tipo di storia che si legge sempre con piacere. [...] Nelle memorie, il doloroso divorzio dopo 23 anni di matrimonio e la vita delle tre figlie hanno la stessa importanza dell´ascesa politica e professionale. Un altro momento chiave è la tardiva scoperta dell´identità ebraica attraverso la notizia della morte di molti familiari nella Shoah - notizia che il padre, un diplomatico cecoslovacco, le aveva sempre tenuto nascosta. E nessun altro Segretario di Stato avrebbe potuto scrivere un appunto come questo, del 27 gennaio 1998: ”1) Chiamare senatore Helms; 2) chiamare re Hussein; 3) chiamare ministro degli Esteri Moussa; 4) chiamare altri membri del Congresso; 5) preparare riunione sulla Cina; 6) comprare yogurt senza grassi”. Forse perché il fatto di essere donna le veniva imputato come un difetto nel ruolo di segretario di Stato, Madeleine Albright fu un ministro degli Esteri particolarmente duro e aggressivo, ostinata fautrice dell´intervento in Bosnia nel ’95 e della guerra in Kosovo nel 1999, che infatti fu chiamata "Madeleine´s war". L´opposto del suo successore Colin Powell, che invece fa la parte della colomba in un´Amministrazione guerrafondaia. Ma in mezzo c´è stato l´11 settembre, e nessuno può dire con certezza come si sarebbero comportati Madam Secretary o il suo presidente nelle stesse circostanze» (Pietro Veronese, ”la Repubblica” 21/9/2003). «Passerà alla storia come la prima donna degli Stati Uniti nominata segretario di Stato. E certo di lei tutti hanno negli occhi le immagini delle trattative in Bosnia o in Medio Oriente. Eppure lei, forse la donna più potente del mondo, fa parlare di sé anche per un vezzo tutto femminile – quello di indossare vistose spille – e per l’abilità con cui l’ha saputo trasformare in una strategia [...] Tutto è iniziato nel 1994, quando, allora rappresentante degli Stati Uniti all’Onu, venne descritta dalla stampa irachena come un serpente per aver criticato con durezza il rifiuto di Baghdad a collaborare con le Nazioni Unite dopo la guerra del Golfo. Qualche mese dopo, incontrando il ministro degli Esteri iracheno Tareq Aziz, Madeleine portava al bavero, sprezzante una vistosa spilla a forma di serpente [...] Da quel momento non ha perso occasione per ”spillare” messaggi. Eccola al cospetto di Boris Eltsin, ancora presidente della Russia, con un’aquila, eloquente simbolo del potere americano. Ogni volta che va in Medio Oriente, invece, porta una colomba d’oro, che le ha regalato Leah Rabin, la vedova del primo ministro israeliano Yitzhak Rabi. [...] una giornata lieta? Il ministro sfoggia una mongolfiera. Ma se sul petto spunta un cherubino, allora si trova addirittura in stato angelico, come lei stessa ha dichiarato» (Cristina Mochi, ”il Venerdì” 29/9/2000). «Era conosciuta come ”Madame War”. Nessuno pensava fosse un complimento. Austera e con un profilo aquilino [...] sembrava essere il militante del gabinetto di Bill Clinton [...] Fu lei che spronò la NATO alla battaglia per la prima volta in cinquanta anni, in Kosovo, fu lei che cacciò un segretario generale delle Nazioni Unite per la sua riluttanza a piegarsi alla volontà Usa, fece ramanzine a molti paesi per il loro comportamento. Gli Stati Uniti, amava dire, sono la ”nazione indispensabile”. E mentre tutto il mondo le dava ragione, erano in tanti a non volerci sbattere il muso. I diplomatici in privato si lamentavano per il suo comportamento, in patria era derisa per la sua fissazione nell’impegnare la potenza americana in ogni situazione, dal Kosovo all’Iraq» (Michael Hirsh, ”Newsweek” 10/7/2000). «Bambina di Praga ai primi passi quando Neville Chamberlain lasciò ad Hitler la Cecoslovacchia, vide la madrepatria abbandonata una seconda volta ai comunisti [...] ”Sono uscita da un’Europa in cui erano stati fatti grossi errori perché delle brave persone avevano perso troppo tempo prima di decidere cosa fare… Io credo nel potere americano. Questa è la mia filososia politica e il mio modo di vedere la politica estera, aggiunto alla mia personalità» (Michael Hirsh, ”Newsweek”29/3/1999).