varie, 8 febbraio 2002
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AL FAYED Mohamed Alessandria d’Egitto (Egitto) 27 gennaio 1929. Magnate • «Nacque con poche doti che non fossero uno sviluppato senso dell’immaginazione e i talenti (contrapposti) di farsi nemici potenti e un sacco di denaro
AL FAYED Mohamed Alessandria d’Egitto (Egitto) 27 gennaio 1929. Magnate • «Nacque con poche doti che non fossero uno sviluppato senso dell’immaginazione e i talenti (contrapposti) di farsi nemici potenti e un sacco di denaro. [...] Potrebbe essere definito un arabo errante in cerca tanto di un’identità quanto di una fortuna [...] La versione ufficiale lo racconta figlio di pascià e grande armatore, fuggito dall’Egitto dopo l’ascesa al potere di Nasser [...] Un’immagine prosaica se paragonata alla verità [...] Il padre, in quella chiave di volta che l’Egitto con il canale di Suez rappresentava per l’impero britannico, era arrivato a essere ispettore scolastico. Mohamed odiava quel ”fallito” di suo padre e per fargli dispetto abbandonò la scuola. Andò a vendere prima Coca Cola per le strade, poi macchine per cucire Singer porta a porta. La sua fortuna fu di fare la conoscenza di Adnan Khassoggi, che allora studiava nell’elegante Victoria School di Alessandria. Il padre di Adnan era il medico della corte saudita, appena benedetta dalla pioggia di dollari del petrolio. Nel 1952, prima di trasferirsi in California per frequentare l’Università di Stanford, Adna fece di Fayed il suo agente a Gedda per l’importazione di strumenti sanitari [...] Fayed si dimostrò un brillante uomo d’affari capace di intrattenere gli austeri uomini del deserto saudita con il suo grasso spirito egiziano [...] Nel 1954 riuscì a conquistare il cuore di Shamira, la sorella sedicenne di Adnan. La futura madre di Emad (Dodi) frequentava allora l’elegante Scottish School di Alessandria. La famiglia Khassoggi acconsentì al matrimonio, prestò a Mohamed centomila sterline e istruì suo fratello Alì per diventare segretario di Adnan in California. [...] Aveva capito che l’immagine è più importnate della sostanza. E che la ricchezza genera ricchezza. Il matrimonio, invece, dovette insegnargli che mentire è la migliore politica: giacché sua moglie volle il divorzio quando le confessò di avere avuto una relazione adulterina. Mohamed fu umiliato, ma si consolò trattenendo le centomila sterline in cambio del permesso accordato a Shamira di sposare il cugino, il suo vero amore. Dodi, nato nel 1955, fu affidato all’altro fratello Saleh e alla sua moglie italiana, Adriana Funaro. Intanto gli affari procedevano [...] Rilevò gli interessi di armatori stranieri come Leon Carasso, che gli insegnarono il mestiere [...] Non era ancora un Onassis, era solo un agente, ma era già geloso dei miliardi di Khassoggi. Soprattutto soffriva di avere il passaporto di uno Stato paria come l’Egitto di Nasser. Nel 1964 si mise in cerca di uno Stato disposto a concedergli un passaporto diplomatico. Sostenendo di essere uno sceicco del Kuwait, fingendo che la sua flotta (sei traghetti!) trasportasse la maggior parte del petrolio Q8, convinse Papa Doc Duvalier, il presidente di Haiti, a dargli 5 milioni di dollari per costruire un terminale petrolifero [...] Divenne il confidente del sanguinario dittatore e si fidanzò con la figlia [...] L’anno successivo scappò a Londra con 153 mila sterline del terminale petrolifero: l’unico al mondo capace di fregare Papa Doc e di farla franca (ciò spiega in parte anche la sua ossessione per le guardie del corpo, mai meno di quaranta) [...] Affittò un appartamento a Mayfair [...] Nel 1970 possseddeva già tutti gli appartamenti del palazzo. Gli era comodo per ricevere i nuovi ricchi arabi [...] e costose bellezze svedesi da dividere con gli amici [...] Uno di questi era Mahdi Al Tajir di Dubai [...] Fu Tajir, brigando per fargli avere un passaporto di Dubai, a suggerirgli di aggiungere un aristocratico ”Al” al suo nome di venditore ambulante [...] Era il momento di porre fondamenta durature [...] Ha quarantasei anni ed è direttore della Costains quando incontra l’uomo che per un quarto di secolo sarà il suo alleato e il suo nemico, Roland ”Tiny” Rowland, ovvero la faccia sgradevole e inaccettabile del capitalismo, come ebbe a definirlo, una volta per tutte, il primo ministro conservatore Edward Heath [...] Nel 1976 Fayed [...] sembrò pronto a ritirarsi dagli affari come un eremita gentiluomo ossessionato dai microbi e dalle malattie [...] Non permise alle concorrenti nere che partecipavano a Miss Mondo di bagnarsi nella sua piscina [...] Nel 1979 si innamorò di Heini Wathen, una reginetta di bellezza finlandese di 24 anni che gli era stata presentata dal figlio. La vita ricominciò, si comperò per 9 milioni di sterline il Ritz di Parigi. Heini sarebbe diventata sua moglie dopo avergli dato due figli [...] La nuova attività di produttore cinematografico riuscì a distrarlo. Vinse quattro Oscar con Momenti di gloria, anche se litigava col regista Hugh Hudson, che non gradiva la sua presenza sul set [...] Nel frattempo, attraverso Dodi, aveva coltivato le relazioni con il sultano del Brunei, l’uomo più ricco del mondo [...] Il messaggio era chiaro e suadente: ”Ho costruito il Dubai [...] Posso fare lo stesso con il Brunei” [...] Era il momento per la grande operazione. Chiese in prestito somme a breve termine. Poi, mentendo sulla sua situazione finanziaria, acquistò [...] il controllo di Harrods. Infine usò la proprietà e le entrate di Harrods per un ulteriore prestito con il quale restituire il denaro [...] Lo accusarono di avere ”rubato” Harrods [...] Dopo aver aiutato la Thatcher con i suoi rapporti finanziari, dopo aver contribuito con le sue piccole corrutele a far cadere John Major, rimaneva una sorta di corpo estraneo in perpetua quarantena. Fu allora, forse, che decise che era tempo di tentare l’ingresso nella società britannica dalla porta principale, quella di casa Windsor. Invitò i genitori della principessa Diana a entrare nel consiglio d’amministrazione di Harrods e coltivò la mania di far compere della principessa. Incoraggiò in ogni modo Dodi a esercitare sulla regale fidanzata tutto il suo fascino [...] Come si sa, tutto finì con la loro morte a Parigi» (Richard Newbury, ”Il Foglio” 31/12/2000) • «Non ha mai smesso di gridare che l’incidente che lo ha privato di suo figlio e della sua possibile futura nuora non è da addebitare alla fatalità, ma a qualcosa di più oscuro. [...] Nel 1995 decise di investire nel calcio. Tra le tredici squadre di calcio presenti a Londra, scelse di puntare sul Fulham. Club dalla nobile tradizione, fondato nel 1879, ma dal tremolante passato calcistico. Ultima stagione nell’elite del calcio inglese nel lontano 1968, nessun trofeo in bacheca, i ricordi migliori legati ad una finale di Coppa d’Inghilterra persa nel 1975. Quando compra il Fulham, che gioca a Craven Cottage, un piccolo stadio gioiello appoggiato sulle rive del Tamigi, appena dopo Chelsea, è in Third Division, la nostra C2. Nel 1997 il Fulham sale di un gradino, e un anno dopo il patron decide di affidare la panchina a Kevin Keegan, uno dei giocatori più amati dagli inglesi. L’ex talento del Liverpool, coperto d’oro, accetta di scendere nella Second Division, e nel 1999 porta il Fulham nella nostra serie B. L’impatto è forte, tanto che King Kevin viene chiamato alla guida della nazionale. Al Fayed fa notare agli inglesi quanto voglia bene al suo paese d’adozione, sentimento assolutamente non contraccambiato, e libera Keegan. ”Per il bene della nazionale”. Nella stagione successiva, ”99-2000, il Fulham vivacchia. Arriva nono. Troppo poco per le sue aspirazioni: chiede consiglio ad Eric Cantona, ex stella del Manchester United. Il francese non ha esitazioni: gli consiglia di affidarsi a Jean Tigana, l’esile interno originario del Mali che nel 1984 insieme a Fernandez, Giresse e Platini aveva portato la Francia al titolo europeo. Al Fayed ascolta Cantona, e nell’estate del 2000 fa arrivare a Londra Tigana. Il tecnico francese compie una rivoluzione silenziosa. Innanzitutto il cordone sanitario contro gli invadenti tabloid inglesi. Poi una serie di innovazioni. Il dentista. Lo staff medico. Il preparatore atletico. La palestra. La messa al bando dell’alcol. La dieta. E, soprattutto, il passaggio dal palla lunga al gioco manovrato. La First Division inglese è una specie di girone infernale: 46 partite, 24 squadre e solo le prime due direttamente ammesse nella Premier League. Un campionato massacrante. Il Fulham va in testa alla seconda giornata, e a parte una pausa di due settimane, non molla più. [...] La rivoluzione di Tigana fa parte del progetto, altrettanto rivoluzionario, di Al Fayed. Accolto con scetticismo dagli stessi tifosi del Fulham, il padrone di Harrod’s ha conquistato tutti. Il modello è quello del Manchester United: nel 1995 il Fulham aveva 20 dipendenti, ora ne ha 120. Lo stadio, vecchio e piccolo, 16.000 posti al momento, sarà rinnovato e portato ad una capienza di 30.000 spettatori. Costo dell’operazione: 70 milioni di sterline, oltre 210 miliardi, che arriveranno dai proventi dei grandi magazzini» (Filippo Ricci, ”la Repubblica” 17/4/2001).